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Contributi alla proposta Valorizzazione della lingua Sarda

Occorre proporre che la conoscenza della lingua sarda nei concorsi pubblici (individuando delle aree territoriali) sia un requisito fondamentale, alla stregua della conoscenza delle lingue straniere, qualunque sia il posto messo a concorso.
Non sono tanto d'accordo con l'insegnamento della lingua sarda, primo perché non esiste in senso stretto, ogni zona della Sardegna ha un dialetto che è diverso da quello delle altre e a dirla tutta uno di Sassari poco o niente capisce del parlare di un campidanese, l'unico modo di trasmetterla è, in famiglia e nell'ambiente extrascolastico soprattutto, ma non significa che si debba proibirla nelle scuole se parlata tra alunni o docenti. Secondo punto, non tutti gli insegnanti conoscono bene il dialetto e vista la consistenza dei trasferimenti dei docenti da una provincia all'altra, molti insegnanti non sono in grado di insegnare questa supposta" lingua sarda" in un paesino che parla un dialetto diverso dal suo.Credo sia più importante la conoscenza di un minimo di storia sarda in cui far confluire anche un po' i dialetti locali giusto per rinforzare l'idioma stesso.
Una cosa non esclude l'altra: imparare o andare a lezione di Sardo, permette di apprendere la storia della Sardegna e la cultura in senso lato che la contraddistingue. La conoscenza delle nostre radici (con tutte le diversità territoriali) ci permette di affrontare con maggior consapevolezza ed autostima le sfide future che ci attendono.
Abbiamo tante cose già da studiare, non è il caso di aggiungerne altre, credo che l'apprendimento in una fredda aula sia sempre la cosa meno piacevole per una persona, anche la scuola futura andrebbe ripensata negli spazi, nei tempi e nei modi, la vorrei più in contatto con l'ambiente...e il mondo, secondo me si impara meglio, più velocemente e con meno noia e stanchezza. Oggi gli alunni vivono la scuola come qualcosa di distaccato dalla realtà, bisogna che parte di questa realtà entri nella scuola, più pratica e meno teoria.
Se questo è il tuo pensiero, non hai idea di cosa significhi ritrovarsi in una sala, in 20-30 persona a parlare di cultura, storia, tradizioni e lingua sarda....
la lingua sarda altro non è che una lingua di derivazione latina con qualche strascico di greco, tra l'altro oggi è molto italianizzata e parlare di lingua sarda mi sembra eccessivo, è un dialetto è giusto non perderlo e provare a rinverdirlo anche recuperando vecchi termini mentre altri potrebbero essere creati ex novo, vista la presenza di nuovi oggetti che prima non esistevano. Quanto alle tradizioni e alla storia è giusto salvaguardarle e riscoprirla, ci vorrebbero molti libri e documentari da realizzare per far si che già nella scuola si possa prendere visione di tutto ciò e capire la nostra identità, però tutto ciò deve servire per dare una nuova consapevolezza ai sardi che miri a renderli veramente indipendenti (cosa che abbiamo perso) e uniti per un rilancio della società e dell'economia (Israele insegna).
Non sono un'insegnante, né un'esperta in materia, ma da cittadina sarda ho capito quale grave errore sia stato fatto negli anni passati a danno della mia generazione... Quando ero piccola (molti molti anni fa) parlare italiano significava essere colti e, parallelamente, parlare in sardo significava essere ignoranti. I miei genitori parlavano sardo tra loro ed italiano con noi figli, và da se che ho ovviamente imparato a capire ma non a parlare fluentemente la lingua della mia terra, figuriamoci leggerla bene e scriverla!!!
Per imparare le nozioni base della grammatica sarda ho dovuto fare due corsi con insegnanti di varia estrazione (dalla semplice appassionata al docente universitario), ma sento di non avere ancora la padronanza del sardo. Davvero un peccato...
E' per questo che ritengo non utile ma INDISPENSABILE l'inserimento della lingua sarda nella scuola, insegnata non come materia da studiare ma trasmessa come indispensabile bagaglio culturale di ognuno di noi, attraverso il gioco, le favole ed racconti, attraverso le attività extra curriculari di qualunque tipo.
E lo farei con l'aiuto dei nonni e delle persone anziane che, oltre che aiutare a scuola per lo svolgimento di attività nelle quali si parla esclusivamente in sardo, possono a loro volta trovare un motivo in più per vivere bene e rivitalizzare la propria esistenza.
La lingua Sarda può essere comparata a quella svizzero tedesca (Schwitzerdütch). Bene, solo per la parola che ho scritto prima ci sono vari modi per scriverla a seconda di dove si nasce, a San Gallo si scrive in un modo, a Basilea in un altro. Solo nella Svizzera tedesca esistono quasi 300 forme dialettali differenti. Eppure gli svizzeri sono riusciti ad integrare milioni di persone, italiani, spagnoli, turchi, albanesi che oggi parlano il dialetto svizzero. Come?

All'asilo il dialetto svizzero è un MUST, per 2-3 anni quindi e tutti i giorni i bambini (e ce ne sono di tutto il mondo) vengono confrontati con l'identità svizzera. Dopo l'asilo però in tutte le scuole si parla il tedesco ufficiale (Hochdeutsch) mentre tra di loro continuano col dialetto e si inizia già dai primi anni delle elementari con l'inglese e il francese.

La lingua è o una questione culturale-identitaria o una questione qualificativa-professionale. Riferisco che a mio figlio in un ginnasio pubblico di Basilea viene insegnata la biologia, la storia e la matematica in inglese. Quasi tutti i corsi universitari svizzeri master (ad esempio ETH o economia a San Gallo) sono solo in inglese. Risultato: non esiste praticamente un giovane svizzero con una maturità che non sappia parlare almeno 4 lingue (svizzero, tedesco, inglese e francese), dato che i più vengono da famiglie di immigrati ne parlano anche di più (portoghese, spagnolo, italiano).

Questa dovrebbe essere anche la nostra strada. Identità culturale con "imprinting" nei primi anni (cartoni animati in sardo ok), ma dopo prima ancora dell'italiano (lingua internazionalmente MORTA) viene l'inglese, lo spagnolo, il tedesco, il portoghese e il francese. I film americani devono venir fatti vedere in lingua originale (con sottotitoli) come fanno in Olanda, Finlandia, Svezia e Norvegia, dove tutti sanno l'inglese e quindi con la dovuta qualificazione professionale possono lavorare OVUNQUE. Get started, or the global game for our kids is over
Anche per la lingua inglese ragionamento analogo, la dobbiamo
introdurre a scuola come lingua veicolare per studiare altre discipline altrimenti continueremo a non apprenderla come accade oggi, che si apprendono, quando va bene solo nozioni di grammatica (salvo
eccezioni). Importante è l’impostazione e l’atteggiamento di studio,
la/e lingua/e straniere studiate devono servire come strumento per
proporci al mondo e non per farci proporre dal mondo, dunque deve
essere vista come una lingua franca per comunicare con esso e per
proporci ad esso (in un’ottica di scambio culturale ed economico),
tenuto conto che oggi la Sardegna importa praticamente tutto, compreso
l’80% dei prodotti alimentari, questo è semplicemente assurdo, una
terra che non produce nulla è destinata a scomparire.
Riguardo all’italiano non credo che si possa pensare di rinunciarvi,
finché facciamo parte dello stato italiano almeno. Noi dobbiamo puntare su bi/trilinguismo: sardo-italiano-inglese. Questo anche per una questione di realismo vista l’attuale situazione della scuola.
Naturalmente l’Europa ci chiede che all’interno della scuola (e dei
concorsi pubblici) ci sia un’altra lingua comunitaria, nella scuola
“media” del mio paese è il francese.
La lingua deve essere una questione culturale-identitaria e una
questione qualificativa-professionale, le due cose non devono essere
distinte. La nostra lingua, il sardo, deve essere la nostra lingua
bandiera, di affermazione di popolo con tutte le sue caratteristiche e
prerogative, la lingua costituisce sempre lo strumento più forte
attraverso il quale si afferma un popolo, ma non la si può slegare da
una qualifica professionale perché altrimenti la si svilisce. La lingua deve avere una funzione economica chiara, cioè deve essere utile ad affermarsi professionalmente, deve essere utile a trovare o migliorare la propria posizione lavorativa. Faccio un esempio banale, biblioteche, musei e archivi storici, sono luoghi di cultura, poiché non si può negare il fatto che la nostra lingua a casa nostra sia un elemento importante di cultura, allora l’avere operatori che non conoscono il sardo significa avere degli ignoranti in questi luoghi di cultura, dunque in quei luoghi deve essere richiesto obbligatoriamente la conoscenza (anche parlata) della lingua. Questo fatto mette in moto un processo che determina il ritorno del sardo all’interno della famiglia. In essa, avendo la consapevolezza della sua “utilità” si riattiverà il processo di trasmissione generazionale oramai gravemente compromesso.

Se inoltre si porterà la lingua dentro la scuola, si determinerà non
solo la sua legittimazione (se si trova a scuola significa che ha un
valore), ma creerà una importante fonte di lavoro per molti giovani e
quindi anche questo contribuirà in maniera importante a riportare la
lingua all'interno della famiglia luogo naturale di apprendimento di
qualunque lingua.
Quali strumenti giuridici utilizzare. E’ necessario pretendere l’
applicazione dell’art. 5 dello statuto regionale, che è legge di rango
costituzionale:
Salva la competenza prevista nei due precedenti articoli, la Regione
ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni
delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed
attuazione, sulle seguenti materie:
a) istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi;
omissis
Poiché è oramai superata la LR 26/97 è necessario emanare una nuova
legge regionale specifica sulla lingua e cultura sarda (storia in
particolare) che preveda anche il percorso di introduzione nella
scuola. Seguire il percorso effettuato della regione Friuli insomma.
Meglio ancora è la recente proposta del Psd’az che prevede la
modifica dello statuto sardo dei seguenti commi:
“Nel territorio della Regione autonoma la lingua sarda è lingua
propria, ufficiale e parificata alla lingua italiana, gli abitanti
della Sardegna hanno diritto di conoscere e di usare entrambe le
lingue. Nel territorio di Alghero, il catalano gode analogo
riconoscimento. Stessa tutela è riconosciuta al gallurese, al sassarese e al tabarchino nei rispettivi territori… Sulla base di apposite leggi la Repubblica e la Regione garantiscono l’uso della lingua sarda e delle diverse lingue parlate nel territorio regionale e adottano misure e strumenti necessari per assicurarne conoscenza e uso. La storia, la cultura e la lingua sarda sono materie obbligatorie d’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado dell’isola”.
Naturalmente questa strada implica il passaggio nel parlamento
italiano perché si tratta di modifica costituzionale, ma se c’è l’
accordo politico…
Nel frattempo fare in modo, attraverso accordi con la scuola?
Apposita normativa? che il 20% delle ore che la scuola gestisce in
totale autonomia attraverso il POF (Piano Offerta Formativa), d.P.R. n. 275/1999 - DM 234/2000– sia dedicato a lingua – storia e cultura
sarda.
D’accordo sui film che devono essere in lingua originale e
sottotitolato. E’ un modo che ti costringe ad apprendere le lingue. Our kids must start from their own identity, the knowledege of their
culture and their land, to propose themselves to the world so that are
able to play the global game.
Naturalmente ad oggi la legge più importante di tutela delle 12
lingue minoritarie riconosciute, compreso il sardo, è la L 482/99,
legge in larga misura non applicata, soprattutto in ambito scolastico,
ma non solo.
Penso che sia più efficace legare la lingua sarda a qualcosa di ludico, recite, giochi, canzoni ecc. almeno per i bambini alle elementari e i ragazzini alle medie, in modo che la vivano non come un'ulteriore materia da studiare, ma come un diversivo piacevole.
Se noti il campo "risorse necessarie e loro reperimento" la tua osservazione è pienamente contemplata (x Geno)
Concordo con l'attivista di questa proposta, ottimi i riferimenti in merito agli studi delle prof.sse Storace e Oppo,credo che si debba potenziare la lingua in casa e in tutte le strutture per l'infanzia da 3 mesi a 3 anni primo luogo e momento di acquisizione del linguaggio, poi più che ore curriculari opterei per ore di laboratori linguistici con riguardo alle peculiarità linguistiche. ricordiamoci che non c'è una sola lingua sarda ma più lingue sarda , non possiamo depotenziare la lingua sarda locale a favore di un'unica lingua. un esempio per tutti il famoso colpo di glottide presente nel nuorese in paesi come olzai, orgosolo, oliena non è presente in altre località come nel campidano. il vero patrimonio della lingua sarda risiede nella peculiarità delle sue molteplici forme espressive. credo fortemente dunque sopratutto a livello scolastico includendo le strutture per l'infanzia 3 mesi -3 anni che il potenziamento e recupero del bilinguismo debba tener conto dell'aspetto ludico piuttosto che di quello didattico sopratutto nei primi anni di vita, debba essere vissuto in forma laboratoriale e circolare utilizzando le risorse umane del territorio penso ai nostri anziani, patrimonio insostituibile che non può essere soppiantata dalla forma asettica del metodo frontale presente in aula ed inoltre ricordiamo la sostenibilità del bilinguismo passando per le peculiarità locali.
Con esclusione del Catalano e del Gallurese, sostanzialmente la Sardegna ha una sua lingua "universale" con una sola grammatica ma con differenziazioni fonetiche legate alle specificità locali; tant'è che la Regione Sardegna ha già adottato la Lingua Sarda anche per la traduzione di atti da essa prodotti.
Al di là della bontà o meno della proposta, quando si tratta di questioni legate alla cultura l'attenzione "crolla" forse perchè si è più attratti dalle questioni legate alle candidature o ad argomenti più "concreti" e populistici rispetto al presente.
Va beh....io non sono nato in Sardegna, ma quella della valorizzazione di lingue minori, vedi algherese, sardo o dialetti locali italiani e non, mi sembra un'emerita cazzatta.

Il nostro problema, locale, comunale, regionale, italiano, europeo, mondiale, è l'incapacità, nonostante i mille mezzi a disposizione di riuscire ad interloquire in modo corretto con il maggior numero di persone.

Valorizzare una lingua minore, come il sardo, è un insulto al buon senso, a meno che questa nicchia di sviluppo culturale, non la si faccia privatamente con corsi specifici ai quali le persone accedono per propria volontà nel proprio tempo ed a proprie spese.

L'italiano....per adesso la Sardegna è in Italia...che è ancor esso una lingua non molto diffusa, andrebbe insegnato meglio (e qui stendiamo un velo pietoso), ma soprattutto dovremmo insegnare lingue che ci permettano di interagire col mondo (parliamo dei progetti di "vocazione turistica", impensabili con una popolazione che non ha mezzi per esprimersi, ed il sardo non è certo un mezzo).

Insegniamo, Inglese, Spagnolo o comunque lingue di ampio respiro sia europeo che internazionale.
Naturalmente tutte le opinioni sono da rispettare, considera solo che nella mia proposta non c'è scritto che non bisogna insegnare inglese, spagnolo o cinese; non è una proposta "esclusiva" ma "inclusiva", inoltre non si parla di provvedimenti da attuare ex novo ma semplicemente di migliorare ciò che già "esiste" anche in termini normativi.
Europe
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