Commercio mondiale, sarà frenata anche nella migliore delle ipotesi
Il commercio mondiale si prepara ad un anno in frenata. E questo accadrà anche nell'ipotesi molto ottimistica di una "soft" Brexit e di uno spegnimento delle tensioni tra Washington e Pechino.
Lo scenario del commercio mondiale
A dirlo è il Rapporto export 2019 Sace Simest, secondo il quale le incognite di quest’anno arrivano proprio dallla guerra tariffaria sino-americana e dal destino incerto di Londra. Del resto anche il Fondo monetario internazionale ha evidenziato questi stessi fattori critici. Si stima che nello scenario migliore il commercio mondiale dovrebbe marciare al 2,5%. In quello peggiore il tasso di crescita scivola invece all'1,7%, se non ancora più in basso. Non sono ancora numeri con il segno meno, però la frenata sarebbe evidente rispetto al 6,5% del 2017 e al 4,8% del 2018.
Per l'Italia il problema sarebbe notevole. Soprattutto se ci fosse l'abbandono dell’Ue da parte del Regno Unito, visto che per noi è il quinto mercato export (23 miliardi nel 2018). Ma anche il flusso verso gli USA ne risentirebbe, e in realtà già adesso è molto rallentato pur restando positivo (5%). Tuttavia va anche detto che per alcuni flussi che rallentano, ce ne sono altri che accelerano. E' il caso del Canada, che per la prima volta ha sfondato il muro dei 4 miliardi. Oppure Polonia (+6%) e Repubblica Ceca (+7%).
Beni di consumo e di investimento
Le ripercussioni sul commercio saranno però a macchia di leopardo, perchè alcuni settori saranno interessati più di altri. L'impatto più evidente l'avranno le imprese che producono macchinari. Alcuni settori come moda, arredamento, calzature e alimentare, continueranno a reggere grazie al loro ruolo consolidato di baluardi del Made in Italy. In generale terranno i beni di consumo, meno quelli d’investimento (in special modo meccanica strumentale, mezzi di trasporto e apparecchiature elettriche).