La Partecipazione Cittadina deve essere consultiva?
La contrapposizione
Chi oggi persegue la buona pratica della Partecipazione dei Cittadini ai processi decisionali pubblici parte dall’assunto che l’applicazione della Democrazia Diretta debba essere necessariamente in contrapposizione alla Democrazia rappresentativa.
Il volere essere deliberante da parte di un’assemblea di cittadini, liberamente riunita senza la delega di tutti gli attori interessati, produce da una parte l’incepparsi della democrazia elettiva e dall’altra la frustrazione dei cittadini per un potere non reale.
La conclusione Partecipazione è accordo di mediazione molto delicato
Chi partecipa a un tavolo negoziale, come è un processo di Partecipazione, quasi mai agisce per proprio conto, ma risponde del suo comportamento a qualcuno (un consiglio comunale, una giunta, un consiglio di amministrazione, un comitato, un gruppo di cittadini, ecc.). Il raggiungimento, all’interno di un’azione di Partecipazione, di un accordo è un atto di mediazione molto delicato, difficile e a volte con conclusioni frustranti.
La funzione consultiva forte
Visto il sicuro conflitto sociale scatenato nelle azioni di Partecipazione deliberative risulta che, nell’attuale Democrazia, il ruolo dei processi di Partecipazione non può che assumere una forma consultiva forte. Tali azioni consultive, se ben realizzate e magari certificate nel loro svolgimento, agiscono sul sentimento dell’opinione collettiva. In tal modo, coloro che sono preposti agli atti deliberativi e vincolanti per l’intera collettività, vengono influenzati dalla consultazione partecipativa.
In altre parole, il processo di Partecipazione non ha altro modo di affermarsi che quello di sfidare la Democrazia degli Eletti, e capire se questa sia capace di andare contro la volontà dei cittadini.
Anche tutte le esperienze realizzate di "patti politici" (vedi Emilia Romagna) per rendere la Partecipazione deliberativa, nel medio e lungo periodo sono finiti.
Occorre, a mio parere, realizzare assemblee certificate nella loro terzietà, proposte dai cittadini e non solo dalla politica, che fissino attraverso Internet le rispettive posizioni e soprattutto fanno cadere l'oblio sulle "cazzate" dei politici.
Tale oblio, che oggi si forma abbastanza presto 8-12 mesi attraverso le campagne mediatiche della propaganda politica, è la vera forza dei nostri politici.
Non riusciremo, almeno in questa generazione, ad eliminare del tutto il politico delegato, pertanto occorrerà portarli su un campo a loro non congeniale INTERNET.
I sistemi assembleari si dovrebbero definire "deliberativi" solo se parte del sistema istituzionale, OPPURE in presenza di un "patto politico" in cui le istituzioni si impegnano formalmente a rispettare le deliberazioni dell'assemblea.
Nelle consultazioni invece, se per "forti" si intende "autorevoli", è una questione di fiducia nell'ente che ne cura l'attuazione, una questione tecnica, facilmente superabile.
Se invece per "forti" si intende che hanno peso nell' "indirizzo della politica", questo è possibile solo in proporzione al rispetto che hanno i rappresentanti-eletti nei confronti dei cittadini.
Per l'Italia, su questo tema, vale l'esperienza della Consultazione fatta dai CIVICI (fondazione super-partes AHREF) per le Riforme Istituzionali (con l'appoggio DICHIARATO delle stesse):
mesi di consultazioni pubbliche, decine di migliaia di partecipanti attivi, un ponderoso rapporto di sintesi... ma poi... tutto è finito nel dimenticatoio... e quello che si sta profilando nasce dalla volontà di una manciata di "uomini forti", che nulla a che fare con i contenuti del rapporto.
Non ho capito bene se ti stavi riferendo a questo tipo di partecipazione!
Più forte della consultazione c' è la "delibera".
Intendi dire che bisognerebbe rafforzare l'istituzione del referendum?