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PROPOSTA IMPEGNATIVA DIMINUZIONE RIFIUTI

PROPOSTA IMPEGNATIVA DIMINUZIONE RIFIUTI

Depositato il 05/11/2013 Prot. 0032165 Comune di Bracciano
 

Lettera di Presentazione:

I nostri obiettivi

- scomparsa graduale delle discariche,

- RD spinta porta a porta,

-Riorganizzazione del concetto di cassonetto e suo posizionamento,

- attuazione delle quattro R,

- studio della tassa per incentivare la raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti favorendo il ricorso al riutilizzo e al riciclo.

L’industria del riciclo porta risparmio energetico, lavoro per giovani oltre che creazione e sviluppo di nuove imprese. Con la presente impegnativa si intende creare un modello momentaneo con cui arrivare ad una situazione ottimale che rispetti non solo la dignità delle persone favorendo posti occupazionali, ma anche l’ambiente nell’ottica della visione di materiale e non più rifiuto, e favorisca una progressiva diminuzione dell’imposta regionale.

Nei Comuni italiani che vantano un’alta percentuale di RD, il cassonetto stradale risulta essere stato rimosso totalmente o parzialmente favorendo il decoro urbano e mantenendo un buon livello di igiene. Con la RD porta a porta spinta, ciascuna frazione (carta e cartoni, vetro, metalli, plastica, frazione compostabile) viene inserita in sacchi di colore diverso e la raccolta avviene in giorni diversi, in modo da facilitare e stimolare le operazioni di separazione da parte delle famiglie. Il tutto viene integrato e supportato da aree attrezzate, centri di raccolta ed ecocentri adibiti alla raccolta differenziata di tutti i materiali riciclabili (compreso il verde: erba e ramaglie). Diversamente la tassazione aumenta in modo proporzionale alla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti dal singolo utente. Risulta quindi fondamentale che i Comuni interessati svolgano un’opera di informazione mirata a tutto il terriroio, primo step sicuramente la scuola.

In molti Comuni si è incentivato il compostaggio domestico con apposite riduzioni tributarie. Ricordiamo che la frazione umida e la frazione verde sono pari a circa 1/3 degli RSU prodotti normalmente da ciascuna persona. In un anno una famiglia media di 4 persone con un giardino di 300 mq, produce circa 300 kg di rifiuti organici umidi e 1.000 kg d’erba, ramaglie e foglie che possono essere compostati producendo oltre 600 kg di compost.

In questo modo sarà inutile parlare di qualsiasi nuovo inceneritore o nuova discarica”, mentre  i criteri da rispettare per gestire in modo sostenibile i rifiuti, per i prossimi 1 o 2 anni dovranno essere:

- alla scadenza dei contratti comunali, implementare nei Consorzi (meglio se in ogni provincia) un metodo unico di RD spinta con almeno 4 – 6 frazioni raccolte a domicilio (porta a porta);

- riorganizzazione del concetto di cassonetto e suo posizionamento;

- applicare la tariffa puntuale volumetrica o a peso in riferimento ai “valori soglia” di produzione rifiuto per unità immobiliare;

- potenziare l’utilizzo di Centri di Raccolta Differenziata (Cerd) in tutti i Comuni;

- utilizzare nella Regione, nelle Province, nei Consorzi e nei Comuni gli stessi standard e metodi di raccolta, dopo studi specifici di settore, in termini di: classificazione delle frazioni raccolte, obiettivi da raggiungere, misuratori condivisi, processi descritti, controlli effettuati.



 

Le nostre proposte sono:

Creazione di un Consorzio Pubblico in cui inserire fino a 35 comuni conferitori nello studio ambientale, tecnico ed economico nei tavoli di lavoro con Comitati, Associazioni, Amministrazioni e Cittadini attivi.

Punti base da cui partire:

1. Adottare la strategia delle 4 R: Riduco, Riuso, Riciclo, Recupero ad esempio come il sistema Vedelago.

2. Trasparenza e legalità sul trattamento dei rifiuti.

3. I rifiuti come un’opportunità di cambiamento e lavoro.

4. Lazio Regione pulita: avvio e incremento graduale della raccolta differenziata spinta porta a porta, pesa effettiva del rifiuto prodotto e pagamento in riferimento, premiazione dei comuni virtuosi con l’inserimento di iniziative come Arcipelago Scec e diminuzione della Tares.

5. Abolizione di qualsiasi forma di combustione Rifiuti.

6. Compostaggio naturale e aerobico della FORSU, abolizione di ogni tipo di centrale BioGas.

 

LA GERARCHIA DEI RIFIUTI

La Direttiva europea 2008/98/Ce del 19 novembre 2008, nell’art 1 pone il rifiuto come materiale e definisce la "gerarchia dei rifiuti" che pone un «ordine di priorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti» e, secondo la proposta di legge della Regione Piemonte in merito alla gestione del rifiuto all’art 1 lettere a, b, c, d, e, si pongono le seguenti priorità;

Prevenzione: misure che riducano la quantità di rifiuto prodotta con l’attuazione del materiale utilizzato come risorsa e non come rifiuto, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo di vita, diminuzione dell’impatto negativo del rifiuto sull’ambiente e sulla salute umana con il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotto. Preparazione per il riutilizzo, organo pubblico e cittadino che svolga operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o, componenti di prodotti, diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pre trattamento secondo Dlgs 152/2006.

Riciclaggio, recupero dei materiali da rifiuto ritrattati e da cui ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini in eco sostenibilità. Trattamento di materiale organico naturale e aerobico con l’esclusione di trattamenti in riconversione del materiale in energia, si escludono trattamenti mirati alla creazione di combustibili o in operazioni di riempimento.

Recupero non da riciclaggio, si intende recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». La direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" in ottemperanza della direttiva 2008/98/CE agli artt 1, 4, 7 e 8.

Smaltimento, operazione diversa dal recupero con la possibile recupero di sostanze o di energia, come il deposito momentaneo in discarica, la biodegradazione nel rispetto del ciclo naturale di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli con necessaria aerazione, l’iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l'incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera). Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di materiali riciclati».

 

La Comunità Europea stabilisce nel 2015 il termine ultimo secondo cui gli Stati Membri devono istituire un regime di raccolta differenziata porta a porta almeno per materiali come la carta, metallo, plastica e vetro aumentando in termini di peso del 50%.

Altresì, entro il 2011, si doveva formulare un piano d'azione per ulteriori misure di sostegno a livello europeo volte, in particolare, «a modificare gli attuali modelli di consumo» e definire una politica di progettazione ecologica (eco-design) dei prodotti che riduca al contempo la

produzione di rifiuti e la presenza in essi di sostanze nocive, favorendo tecnologie

incentrate su prodotti sostenibili, riutilizzabili e riciclabili. Il Dlgs 152/2006 o, Decreto Matteoli, poneva al 31-12-2012 il termine ultimo per il raggiungimento di una percentuale pari al 65% di raccolta differenziata spinta. Più in particolare, per rafforzare la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti, gli Stati membri potranno adottare misure legislative o non legislative volte ad assicurare che qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi e tratti, venda o importi prodotti (produttore del prodotto) sia soggetto ad una responsabilità estesa. Potranno includere l'accettazione dei prodotti restituiti e/o di parte di materiali che restano dopo l'utilizzo dei prodotti, nonché la successiva gestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tali attività. Obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni relative ai materiali che costituiscono  il prodotto, il suo riutilizzo e il suo riciclo.

 

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

SISTEMA DI RACCOLTA SPINTA PORTA A PORTA

Sistema di raccolta a domicilio, integrale, senza cassonetti per nessuna tipologia di rifiuto

filo strada, contenitori e sacchetti distribuiti gratuitamente a tutta la popolazione, che interessi materiali così suddivisi:

Carta e cartone;

Multimateriale (vetro, plastiche, tetrapak, barattoli in metallo, scatolette, buste in plastica

vaschette alimenti ecc.);

Organico e verde, sfalci e potature, ingombranti, oli esausti, assimilati per tutte le utenze non domestiche (possibile ausilio di cassonetti alle entrate dei supermercati).

 

ORGANICO: 1 Bio-pattumiera aerata abbinata a Sacchetti in mater-bi;

1 Contenitore colore marrone di 25 litri con chiusura anti randagismo per deposito dei

sacchetti in mater-bi.

CARTA: 1 cestone in plastica bianco

MULTIMATERIALE 1 contenitore blu ed un Sacco in polietilene di colore blu

trasparente

NON RICICLABILE Sacco in polietilene di colore grigio

1 contenitore per gli olii esausti di cucina. Sacco colore viola per la raccolta dei

pannoloni per anziani e pannolini per bambini.

 

In Dettaglio:

Amm.ni Comunali organizzare per tutte le utenze domestiche e non domestiche la raccolta separata delle seguenti frazioni:

  1. organica umida (scarti organici di cucina),

  2. organica verde (scarti organici vegetali da sfalci e potature),

  3. carta/cartone,

  4. vetro,

  5. plastiche,

  6. legno,

  7. metalli,

  8. ingombranti destinati a riuso o riciclaggio,  

  9. R.A.E.E.

  10. Pannolini e pannoloni, assorbenti

  11. rifiuto residuale.

  12. R.U.P. (Rifiuto Urbano Pericoloso)


 

Calendario settimanale ritiri

Abitazioni e condomini tre ritiri settimanali in giorni pari per l’organico, per le attività ristorative di qualsiasi genere si prevede un ritiro giornaliero da effettuarsi tutte le mattine e che non porti sporcizie e cattivi odori alla popolazione soprattutto nella stagione calda;  due ritiri per il multimateriale; un ritiro per carta e cartone; un ritiro per indifferenziato.

Inoltre:

• ritiro gratuito a domicilio su prenotazione per gli ingombranti

• ritiro mensile per olii esausti

• ritiri personalizzati e supplementari per pannoloni e pannolini

• ritiri supplementari su prenotazione delle potature e sfalci.

Permetterà di calibrare la tariffa anche in base al rifiuto effettivamente prodotto

dalle famiglie attraverso la contabilizzazione dei rifiuti del materiale non riciclabile,

metodo sperimentato con successo in numerosi comuni del nord Italia.



 

Consorzio ATO

Con il Dlgs 3 aprile 2006, n. 152,  nozione di Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.), si intende un soggetto istituzionale il cui principale obiettivo è quello di realizzare un sistema integrato ed unitario di gestione del servizio d'igiene urbana, secondo criteri di efficienza, efficacia e economicità, superando la logica dell'emergenza e della frammentazione gestionale per ambiti comunali.

Gli ATO sono individuati nelle Province – salvo diverse disposizioni di legge – le quali, per esigenze tecnico-organizzative, possono autorizzare la gestione dei rifiuti anche a livello sub-provinciale, purchè sia garantita una soglia dimensionale idonea ad ottimizzare i servizi, sia dal punto di vista tecnico/economico e in eco sostenibilità ambientale e nel rispetto del diritto della salute. I Comuni compresi nel territorio provinciale hanno l’obbligo di organizzarsi in Consorzi o in apposite Società d’Ambito a gestione e controllo pubblico, per assicurare la gestione integrata del ciclo dei rifiuti dalla raccolta alla reimmissione nel mercato dopo il riciclo. Le Province, con la finalità di garantire la realizzazione di economie di scala, intervengono per stabilire le forme ed i modi della cooperazione tra gli Enti Locali compresi nel medesimo ambito di ottimizzazione, sia le procedure che dovranno essere adottate per l'assegnazione del servizio di gestione dei rifiuti e le loro relative forme di vigilanza e di controllo. Il principio sul quale si fonda la vigente normativa è quello della cooperazione tra Enti Locali, volta ad attuare una complessiva riorganizzazione del servizio di gestione dei rifiuti in un'ottica di ciclo integrato, attraverso cui favorire una sostanziale riduzione delle quantità di rifiuti da smaltire in discarica e la creazione di materie prime ed energia tramite i processi di riciclo, recupero e valorizzazione.

ARO e ATO

1. I titolari della privativa sui rifiuti urbani sono le Amministrazioni Comunali

2. Spetta ai Comuni singoli o liberamente associati fra loro la decisione sulle modalità di raccolta e recupero all’interno del ciclo di gestione dei rifiuti urbani sul proprio territorio, decisione presa in sede di tavolo di lavoro tecnico in collaborazione con i comitati, i movimenti e le associazioni intervenuti.

3. Le operazioni di riduzione, di riuso e di raccolta domiciliare porta a porta dei rifiuti urbani,  per il modello organizzativo adottato, per lo scopo che si prefiggono, per il coinvolgimento attivo dell’intera popolazione che comportano, per la mancanza di un ambito ottimale di applicazione, sono dichiarati servizi pubblici locali a cui si riconosce rilevanza economica e occupazionale territoriale, gestiti secondo i principi di economicità, efficacia ed efficienza e solidarietà interna e inter generazionale. Eventuali Aziende costituite assumono la caratteristica societaria di “ Aziende Speciali di diritto pubblico”

4. Possono essere istituiti gli  A.R.O., Ambiti di Raccolta Ottimale, ai sensi dell’art. 200 comma 7 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., finalizzati a individuare i quantitativi ottimali di frazioni differenziate omogenee da trattare in impianti di recupero all’interno del territorio di riferimento, che hanno potere di integrazione ed attuazione rispetto alle linee guida previste nel Piano rifiuti regionale.

5. Gli A.R.O. sono costituiti in bacini di utenza omogenei tra più Comuni che ottimizzino la filiera della raccolta differenziata, intesa al Recupero Totale con esclusione dell’incenerimento del residuo secco e per l’attuazione della relativa impiantistica di servizio. Gli A.R.O. sono riconosciuti come Autorità d’ambito autonoma dagli A.T.O.  assumendone i poteri previsti all’art. 201 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i..

6. Le Regioni provvedono ad aggiornare i rispettivi Piani rifiuti regionali di riferimento inserendo gli A.R.O. costituiti e provvedendo alla procedura prevista dall’art. 200 comma 2 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

 

Considerazioni economiche

Una spesa complessiva di € 25.000.000 tra bonifica e sistema di Trattamento. La distribuzione economica per ogni comune conferitore è pari a circa € 800.000,00 cadauno.

Ad oggi la spesa per il trasporto e la lavorazione del Tal Quale è di circa 115,00 euro a tonnellata per una spesa complessiva di 720,00 euro giornaliere su un campione di 12.000 abitanti; con il Sistema Vedelago il costo è di 70,00 a tonnellata con un risparmio di circa 40,00 euro; l’investimento iniziale sarebbe così facilmente recuperabile in meno di quattro anni.

 

VANTAGGI E OCCUPAZIONI

 

Un ulteriore elemento positivo dell’esperienza di raccolta domiciliare è

l’aspetto dell’occupazione. Il “porta a porta” necessita infatti di un numero più elevato di

operatori da cui nascono nuove assunzioni. I costi dalle nuove assunzioni sono però compensati dai risparmi ottenuti dal mancato smaltimento dei rifiuti

indifferenziati. Risparmi recuperati in investimenti con mezzi di trasporto più piccoli ed ecologici, oltre che di personale dipendente, non in ultimo il graduale risparmio sulla tariffa dell’imposta al cittadino. La termo-valorizzazione ha quindi un costo di gran lunga superiore rispetto alla differenziata spinta con cui si ha inoltre, la possibilità di rivendere la materia prima seconda ricavata dalla RSU che non è possibile riciclare/riutilizzare e dalla componente indifferenziabile residua, con possibilità di ricavi assai elevati per le aziende (pubbliche o private che siano) che gestiscono i centri riciclo (945 euro per una tonnellata di alluminio, 610 euro per una tonnellata di polietilene, 475 euro per una tonnellata di carta d’ufficio e circa 800 per la materia prima seconda a fronte dei 3.400 euro necessari per l'acquisto del granulato plastico); riciclo e riutilizzo con il ritorno del materiale sul mercato è un servizio reale che produce ricchezza reale, diversamente gli inceneritori non solo non creano energia in eco sostenibilità dai rifiuti ma hanno un bilancio energetico negativo, bruciando rifiuti si ottiene meno energia di quella necessaria a produrre la materia prima di cui sono fatti. Inoltre, gli inceneritori producono ceneri tossiche dannose all’ambiente che devono essere smaltite in discariche per rifiuti speciali con costi elevatissimi, nonché gravi problemi per l'agricoltura. Infine, con un centro riciclo di quel tipo che è diventato centro di riferimento per tutta l'Europa, si ha più occupazione stabile e duratura diretta e indiretta per l'indotto industriale che ha creato. A Vedelago sono impiegati direttamente circa 70 dipendenti con un investimento per la realizzazione dell'impianto di solo 6 milioni di euro (compresa la gestione del compost di qualità), per un bacino d'utenza di circa 450.000 abitanti.

Senza contare, infine, l'occupazione dell'indotto in quel di Vedelago che supera le 500 unità ed escludendo da questa stima anche quelle legate, come ricaduta indiretta, all'agricoltura biologica.

Realizzare e incentrare tutto il ciclo dei rifiuti (in attesa di veder realizzata la società a “rifiuti zero”), su impianti di questo tipo, come è facile comprendere, creerebbe la nascita di un tessuto industriale ed imprenditoriale sano, perché libero dai condizionamenti di qualsivoglia genere, con reali ed immediate ricadute positive occupazionali stabili nel tempo ed effetti positivi dal punto di vista ambientale e di salute pubblica; con la dismissione degli inceneritori e, quasi del tutto, delle discariche.

ll Centro Riciclo Vedelago è autorizzato con ALLEGATO 2 al D.D.P. 504/2009 del 17.09.2009 al trattamento di tutta una tipologia di prodotti come sotto riportato e visibili QUI' nella copia dell'Autorizzazione :

 

I VANTAGGI PER I CITTADINI

 

Il risparmio prodotto dalla nuova politica gestionale del materiale da rifiuto porta quindi non solo nuova capacità occupazionale da parte dei singoli comuni conferitori ma anche una reale riduzione sull’imposta che, sulla parte variabile, ha già visto una riduzione del 20% nelle regioni italiane in cui si adotta il sistema Vedelago. Si aggiunge, altresì, un servizio di qualità che parte dal ritiro con il porta a porta, la filiera e finisce con l’immissione di nuovo prodotto ottenuto dal riciclo del materiale da rifiuto. L’eliminazione definitiva dei cassonetti comporta inoltre un maggior decoro urbano e l’eliminazione di tante piccole discariche abusive accanto ai cassonetti. Registriamo anche un elemento di utilità sociale della costruzione di un rapporto proficuo, positivo e spesso educativo degli operatori con la cittadinanza, con la quale si costruisce spesso, soprattutto per le fasce più anziane della popolazione, un rapporto quotidiano che rappresenta anche una sicurezza ed un punto di riferimento.

 

Filiera dei nuovi Comuni

Tracciamento dei nuovi comuni conferitori a Cupinoro aumenta il suo diametro con la chiusura di Malagrotta. La Regione Lazio, è in stretta emergenza di un nuovo tracciamento di conferitori, destinandoli in tutta la Regione. Il numero dei Comuni conferitori, destinato a crescere, ma non sarà più un approccio negativo.

 

Impianto di trattamento meccanico biologico.

Oggetto di precedente deliberazione consiliare ed autorizzato dalla Regione Lazio con Det. Reg. B 1671/2009, questo impianto costituisce il più importante ed urgente tassello del progetto industriale per due ragioni: l'una di carattere amministrativo e l'altra di carattere normativo.

Quanto alla ragione amministrativa, l’Autorizzazione Integrata Ambientale

appena citata, attualmente in corso di rinnovo presso i competenti uffici

della Regione Lazio, e rilasciata alla Bracciano Ambiente, prevede obbligatoriamente la costruzione e messa in esercizio dell'impianto di TMB entro l’anno 2014, pena la decadenza dalla stessa autorizzazione integrata ambientale, che costituisce un significativo bene immateriale dell’ azienda Bracciano Ambiente. Aggiungiamo che l’impianto deve esser a freddo, con durata massimale per cinque anni, con la Fideiussione distribuita per l’intero consorzio, e non per un solo comune.

Quanto alla ragione normativa, la legge impedisce lo smaltimento del rifiuto “tal quale”, vale a dire non preventivamente trattato meccanicamente-biologicamente, stabilizzato e reso inerte, per mezzo degli impianti di preselezione e trattamento, come quello autorizzato.



 

Considerazioni

 

Si considera particolarmente efficace la richiesta e l’immediata accettazione delle dimissione del Presidente del CDA della municipalizzata “Bracciano Ambiente” responsabili della crisi economica della società, e per non aver vigilato sull’azienda.

Dopo anni di fallimenti nella gestione e nella supervisione della suddetta municipalizzata e della discarica di Cupinoro, si richiede necessaria una continuazione di gestione pubblica, quindi da auspicarsi in un cambio di CDA nelle persone dei cittadini che, attraverso il pagamento delle imposte, ne sono i legittimi proprietari. Si intende specificare la volonta di dire No alla privatizzazione di un’azienda che è nata Comunale e tale deve rimanere; il presente piano alternativo di corretta gestione dei rifiuti è già stato sperimentato in altre realtà grandi e piccole italiane, con ottimi risultati; i rifiuti devono essere al centro di una visione complessiva che individui il percorso migliore per la loro riduzione, per il loro riuso, riciclo e recupero; la discarica di Cupinoro deve essere immediatamente bonificata utilizzando la tecnica del "LANDFILL MINING"e successivamente piantumata e dimenticata, bisogna, altresì, individuare un nuovo sito di stoccaggio ove ricreare una discarica a norma di legge e senza rischi per la salute pubblica e/o problemi di percolato. Adottando politiche gestionali virtuose del materiale da rifiuto di recupero e riciclo e con il divieto di produzione di prodotti da materiale non riciclabile o compostabile si attua il principio per cui “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto di trasforma”. Nell’inizio della collaborazione con i comitati, le associazioni e i cittadini si intende arrivare alla fine di un persorso non reiterato in cui si possa sottoscrivere un progetto dettagliato sulla gestione virtuosa dei rifiuti e sul rilancio economico aziendale dalla Bracciano Ambiente in opposizione aperta della privatizzazione di tale processo. Chiediamo e proponiamo un piano alternativo per la gestione dei rifiuti, come materiale da considerare risorsa riutilizzabile da cui trarre profitto per la comunità senza peggiorare lo stato di salute del territorio. I rifiuti devono essere al centro di una visione complessiva che individui il percorso migliore per la loro riduzione, per il loro riuso, riciclo e recupero. Il nostro obiettivo finale infatti è arrivare ad una società che sia in grado di riusare o riciclare tutto quello che produce. La quota residuale di materiali attualmente non riciclabili può essere trattata a freddo senza incenerimento, utilizzando impianti efficienti ed economici come il Centro Riciclo di Vedelago e impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) con vocazione esclusiva al recupero di materia per riutilizzo industriale, ( solo come fase iniziale nei primi 5 anni, per poi con lo smantellamento totale )  si auspica altresì la costruzione di impianti di compostaggio aerobico di vitale importanza per una provincia a vocazione agro alimentare.

Nella fase transitoria del passaggio al riciclo totale, quei rifiuti che non sono riciclabili o trattabili in altro modo devono essere messi in discarica. Valutando con una corretta gestione dei rifiuti il quantitativo residuo da smaltire (tolti ovviamente tutti i materiali riciclabili), arriviamo a sole 20.000 tonnellate di materiali inerti e quindi non inquinanti all'anno. Una quantità esattamente corrispondente alla metà delle ceneri che produrrebbe l’inceneritore e che ugualmente necessitano di discarica, trattandosi tra l'altro di rifiuti ricchi di sostanze pericolose come diossine, furani, metalli pesanti. Nel corso del tempo diminuirebbero fino alla totale scomparsa, problemi ambientali quali emissioni causate dai mezzi veicolari, dalle vecchie caldaie e dal consumo del suolo, con conseguente riduzione di zone verdi in città, da sversamenti e inquinamento ambientale provocato dalle industrie.

Il presente piano di gestione di materiale da rifiuto crea una valida alternativa agli inceneritori e alle centrali BioGas, sostiene la proposta di riconversione del PAI in centri di recupero e riciclo con trattamento meccanico biologico (TMB) con vocazione esclusiva al recupero di materia da rifiuto per riutilizzo industriale, impianto di compostaggio aerobico, estrusore per plastiche non-Conai, verificando con Iren la proposta di riconversione della multi utility olandese Van Ganse Winkel Group. Si auspica un approccio personalizzato con help desk dedicati alle varie tipologie di utenti serviti dal gestore di servizi ambientali (cittadini, attività commerciali, aziende, amministratori di condominio, pubblica amministrazione). Raccolta differenziata per le attività commerciali (negozi, centri commerciali, industrie, palestre, teatri, cinema) con tariffa puntuale attuando un approccio dedicato in funzione del tipo di attività e della produzione del materiale da rifiuto. Attivazione del porta a porta spinto in tutti i quartieri della città, con applicazione della tariffa puntuale.


 

Processo di trattamento.

Dai processi di selezione e recupero tipici di questi impianti di nuova generazione si ottengono diversi flussi di materiali, definiti come materie prime seconde:

PE, polietilene; PP, polipropilene; PVC, cloruro di polivinile; PET, polietilentereftalato;PS, polistirene (polistirolo).

Le bottiglie in PET possono essere suddivise in base al colore in:

•frazione colorata (bottiglie verdi, rosse, blu, etc..)

•frazione azzurrata (bottiglie trasparenti con riflessi azzurri)

•frazione incolore (bottiglie perfettamente trasparenti).


Oganizzazione del concetto di cassonetto

Riorganizzazione del concetto di cassonetto e suo posizionamento, studio  della tipologia dei rifiuti prodotti e adeguamento del servizio secondo le necessità. Obbligo per i supermercati di vendere prodotti sfusi per ogni categoria di prodotto e prodotti della filiera locale per ridurre l’impatto dei trasporti e supportare l’economia locale. Attivazione della politica del vuoto a rendere nei supermercati con incentivazione economica. Controllo della filiera GDO per il recupero dei materiali (che non vengano conferiti a inceneritori ma realmente recuperati). Verificare possibilità di importare modello attuato in provincia di Trento (Eco-Acquisti Trentino).

 

Programma recupero organico per bar e ristoranti.

Eco feste con stoviglie lavabili dietro pagamento cauzione per la restituzione, lavastoviglie da noleggiare per questi eventi. Raccolta differenziata in tutti gli eventi all’aperto. Introdurre obbligo separazione rifiuti nei mercati rionali e nelle feste di quartiere oltre che in tutti gli uffici pubblici. Obbligo di acquisti VERDI per le amministrazioni comunali e le scuole (cioè acquisto di prodotti riciclabili o provenienti da materiale riciclato) Incentivi comunali sensibili per chi utilizza una compostiera domestica. Introduzione della raccolta differenziata dei pannolini. Trattamento inertizzante dei rifiuti ospedalieri, applicazione della raccolta differenziata anche nell’ospedale.


 

STRATEGIA

Applicazione della Normativa Comunitaria e Nazionale nel rispetto della gerarchia di gestione rifiuti riconosciuta come unico metodo:

- Rieducazione:  il cittadino, l’amministratore, commercianti e aziende

- Riduzione: sensibilizzare la collettività al fine di diffondere una presa di coscienza sul grave problema dei rifiuti, promuovere norme al fine di promuovere nuovi modelli di consumo (scoraggiare l’uso e getta);

- Riutilizzo: promuovere il riutilizzo e la riparazione degli oggetti altrimenti destinati a diventare rifiuti;

- Riciclo: programmare impianti di compostaggio e reintrodurre la differenziata porta a porta;

- Recupero: prima di smaltire il rifiuto rimanente in piccole discariche di servizio, stabilizzare a freddo l’indifferenziato ma solo dopo aver recuperato da esso ulteriori materiali riciclabili da immettere nel ciclo produttivo.

Come stabilisce il D.Lgs. 152/2006 art. 182 “Lo smaltimento è la fase residuale della gestione dei rifiuti previa verifica, da parte della Autorità competente, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di recupero di cui all’art.181”.

 

TRASPARENZA E LEGALITA’ SUL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI

Direttiva Europea 98 del 2008 art. 29 nel dotarsi un piano di riduzione dei rifiuti dettagliato, come promozione dei circuiti di riuso, auto compostaggio, recupero delle derrate alimentari, vendita alla spina, vuoto a rendere. Evitare conflitti di interesse che disincentivino la quantità e qualità di raccolta differenziata.

 

Controllo e monitoraggio

1 - Il Ministero dell’Ambiente, l’ISPRA, le ARPA, le Regioni, le Province e le Comunità locali sono investite del controllo e del monitoraggio dell’attuazione del piano di riconversione industriale, che sarà affidato al CONAI e dei soggetti industriali territoriali pubblici, privati e collettivi organizzati in Distretti del riutilizzo, riciclaggio, della riprogettazione e dell’ occupazione di piccole e medie imprese e medie imprese locali che operano in un sistema certificato anche parallelo al CONAI  come soggetto attuatore con clausola di attivazione di tavolo periodico semestrale di confronto con le comunità locali e le amm.ni comunali interessate.

2 - L’attività del CONAI stesso dovrà essere improntata alla totale trasparenza nella gestione dei flussi di materiali differenziati gestiti tramiti i singoli consorzi di filiera, con l’istituzione di un Rapporto annuale in cui si evidenzi l’assoluta esclusione del conferimento di frazioni differenziate ad impianti di incenerimento/combustione e i risultati di gestione in % materia riciclata oltre che differenziata.

Piano di monitoraggio sanitario

1 - Il Ministero della Salute, le Regioni e le Province interessate, in collaborazione con l’Istituto Superiore della Sanità, il C.N.R., l’E.N.E.A., le ARPA, le A.S.L., gli ordini professionali dei Medici e le Comunità locali provvedono alla stesura di un “Piano di monitoraggio sanitario ed ambientale” per individuare aree e bacini industriali in cui la presenza di discariche, di impianti di incenerimento/combustione/discariche e di attività industriali illegali ha determinato un danno ambientale e patologie alla salute pubblica.

2 - Tale piano dovrà provvedere ad identificare il soggetto responsabile dell’inquinamento ambientale, ad identificare le attività di bonifica sul territorio ed ad avviare le azioni di prevenzione e cura delle patologie riscontrate con i bio-indicatori più opportuni,  tra cui una mappatura del latte materno e del latte vaccino in un campione significativo di popolazione residente e di aziende zootecniche e di lavorazione del latte operanti nel settore.

3 - Nell’ambito del suddetto Piano saranno istituiti i relativi Registri dei Tumori nelle aree e bacini industriali delimitati in cui non risultino già istituiti e/o funzionanti, attraverso il conferimento di risorse e poteri alle strutture sanitarie locali. Una particolare attività di ricerca, monitoraggio e prestazione sanitaria dovrà essere erogata nei confronti degli operatori e lavoratori impiegati in questi impianti attraverso forme di prevenzione, monitoraggio e profilassi specifiche attuate da strutture pubbliche o convenzionate con il S.S.N. e, in entrambi i casi, finanziate dai gestori degli impianti stessi.

Accesso all'informazione e partecipazione dei cittadini

1 - Le autorità pubbliche devono mantenere aggiornate le informazioni in loro possesso relative alla materia oggetto della presente legge e a tale scopo devono tenere elenchi, registri e schedari accessibili al pubblico. Deve essere favorito l'accesso alle basi di dati elettroniche, comprendenti le relazioni sulla situazione dell'ambiente, alla legislazione, ai piani o alle politiche nazionali, alle convenzioni internazionali.

2 - Il pubblico viene informato, fin dalla fase iniziale dei processi decisionali, sui seguenti elementi:

  • l'oggetto in merito al quale la decisione deve essere presa;

  • la natura della decisione da adottare;

  • l'autorità competente;

  • la procedura prevista, ivi compresi i dettagli pratici relativi alla procedura di consultazione;

  • la procedura di valutazione dell'impatto ambientale (se prevista).

3 - I tempi previsti per la procedura devono permettere una reale partecipazione del pubblico, attraverso la comunicazione tempestiva almeno 30 giorni prima sui principali organi di stampa locali e sul web.

4 - La partecipazione dei cittadini deve essere assicurata in tutte le fasi della procedura di autorizzazione delle attività di tipo industriale che prevedano qualsiasi trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti. Il risultato della partecipazione dei cittadini deve essere debitamente preso in considerazione nella decisione finale di autorizzazione delle attività suddette.

5 - Lo Stato nella fase di attuazione della presente legge e le Regioni nella fase di revisione e attuazione dei nuovi Piani Regionali per i Rifiuti, garantiscono il coinvolgimento diretto dei cittadini  tramite la costituzione di un Comitato dei Garanti che preveda la presenza di tecnici e studiosi dei vari settori, indicati anche da ordini professionali, associazioni e comitati dei cittadini impegnati sui temi dei rifiuti, dell'ambiente  e della salute.  Compito del Comitato dei garanti è la verifica di tutte le fasi del processo,  affinché questo si sviluppi  in modo corretto e trasparente, l’informazione al pubblico sia chiara ed esaustiva, controllando che le diverse posizioni trovino ascolto e vi sia un adeguato approfondimento nei diversi momenti di discussione pubblica o nel corso dei lavori dei gruppi nei vari settori.




 

Creazione di un organo di vigilanza e controllo con la presenza delle realtà territoriali.

Un organo sul modello di quello che si vuole istituire sull'azienda speciale pubblica dei rifiuti, sul modello di quelle che sono le numerose esperienze di democrazia dal basso in giro per il mondo, in particolar modo in Sud America.

I cittadini devono poter controllare gli impianti ed in caso di malfunzionamento gli stessi devono essere fermati. La nostra proposta prevede la realizzazione dell'osservatorio come organo ufficiale istituito dai Comuni Consorziati con apposita delibera, ed una regolamentazione del rapporto tra osservatorio-Comune e soggetto sulla realizzazione dell’impianto e sul suo mantenimento negli anni avvenire.

Solo in questo modo potremmo davvero coniugare la necessità di accelerare il ciclo virtuoso dei rifiuti dei nostri Comuni e la necessità di vedere finalmente costruito il primo impianto di compostaggio e riciclaggio.



 

I RIFIUTI COME UN’OPPORTUNITA’ DI CAMBIAMENTO:

Revisione, adozione e attuazione del Piano Rifiuti contenuto nella Proposta di Legge di Iniziativa Popolare n° 241/2011, denominata “Non Bruciamoci il Futuro”, per la realizzazione dell’impiantistica necessaria a raggiungere tutti gli obiettivi “rifiuti zero: da rifiuti a risorse” entro il 2020.

- Promuovere l’impiego di materia recuperata o riciclata negli appalti pubblici;

- Favorire l’impiego dei materiali durevoli, disincentivando l’usa e getta;

- Favorire la collaborazione ed il coordinamento tra Comuni , per le attività di compostaggio aerobico per produrre compost di qualità usufruibile dalle aziende agricole locali; ricorrere al trattamento aerobico solo come fase propedeutica al compostaggio di qualità e solo trattando matrice organica proveniente da raccolta differenziata. Si deve invece evitare trattamenti anaerobici di rifiuti misti indifferenziati o peggio ancora miscelando i rifiuti con altre fonti come coltivazioni specifiche;

- Sostenere l’attività educativa delle scuole, e in altre sedi, al fine di sensibilizzare la comunità sui problemi dei rifiuti;

- Destinare un’area comunale alla vendita di prodotti sfusi o alla spina, favorendo le produzioni locali, al fine di eliminare o ridurre drasticamente la quantità di rifiuti derivanti dagli imballaggi.

 

UN COMUNE PULITO:

- Attuare la raccolta domiciliare su tutto il territorio. Supportarne il corretto funzionamento attraverso azioni di informazione e controllo, fino all’introduzione di una fiscalità variabile secondo il principio “paga per quanto scarti”. Il tutto secondo lo schema “meno produci indifferenziato, meno paghi”.

- Facilitare la raccolta domiciliare anche con leggi urbanistiche che impongano alle nuove costruzioni aree interne condominiali di raccolta facilmente accessibili;

- Favorire l’ingresso di nuove imprese locali attraverso bandi di concorso per costruire impianti di selezione e riciclo, sfruttando e sostenendo così il mercato delle materie prime seconde recuperate;

- Vietare di ricorrere alla tecnica della combustione per lo smaltimento dei rifiuti e dei loro derivati;

- Sviluppare un Consorzio di Riciclo fra i Comuni

- Rendere obbligatoria, durante le manifestazioni pubbliche, la raccolta differenziata, dotando gli enti organizzatori degli appositi contenitori per il riciclo;

- Sanzionare pesantemente chi abbandona i rifiuti o non li differenzia in maniera idonea, con controlli a cadenza regolare. L’introito derivante potrà essere utilizzato per migliorare il servizio stesso.

- Dotare tutti i luoghi pubblici degli appositi contenitori per la raccolta differenziata;

 

- Realizzazione di una piattaforma di recupero beni inutilizzati come scambio o baratto.


 

Compostaggio Aerobico

Il fine del compostaggio e’ la biostabilizzazione aerobica della sostanza or- ganica, il requisito fondamentale per garantire un decorso rapido ed efficiente del processo, e’ quello di mantenere la presenza di ossigeno nelle matrici in trasformazione ai livelli compatibili con il metabolismo microbico aerobico.

I sistemi di processo si suddividono in :

-sistemi intensivi ed estensivi

-sistemi chiusi ed aperti

-sistemi statici e dinamici

-sistemi aerati e non aerati

gran parte del successo delle iniziative di compostaggio si gioca sulla corretta definizione progettuale del processo stesso di biostabilizzazione aerobica; in uno scenario in cui le raccolte differenziate spinte sono in grado di consegnare all’impianto flussi di biomassa ad un eccellente livello di purezza merceologica, preselezione e raffinazione finale tendono infatti a diventare fasi accessorie volte al solo perfezionamento delle condizioni di processo e della qualita’ del prodotto. Mantengono una certa importanza quei pretrattamenti di condizionamento della biomassa (frantumazione/sfibratura, miscelazione ed omogeneizzazione) strettamente connessi alla ricerca delle condizioni fisico-meccaniche ottimali per l’innesco e l’accelerazione dei processi biologici a carico della massa.

Vanno raggiunti gli obiettivi di fondo costituiti:

a) dalla necessita’ di garantire l’aerobiosi del processo anche intervenendo con aerazione forzata;

b) dal mantenimento della struttura del materiale grazie:

1. Miscelazione con matrici di buona consistenza e pezzatura(materiali lignocellulosici);

2. Eventuale rivoltamento periodico della massa;

3. Collocazione delle biomasse in cumuli opportunamente dimensionati;

c) Studio delle condizioni termometriche ottimali, necessarie alla massima velocizzazione delle attivita’ microbiche;

d) Gestione, controllo ed abbattimento dei potenziali impatti delle fasi critiche, individuabili soprattutto nelle fasi iniziali.  

Sistemi intensivi ed estensivi nel compostaggio con tecnologie di processo atte a fornire al sistema l’ossigeno necessario a sostenere il metabolismo microbico e l’aria utile ad asportare il calore in eccesso dal sistema.


 

Sistemi intensivi

Usati per biomasse ad alta fermentescibilita’ in miscelazione con percentuali piu’ o meno elevate di materiali strutturali, come gli scarti di manutenzione del verde:

1) tempi di processo 30-120 giorni

2) consumi energetici specifici elevati (40-60kwh/ton)per l’alimentazione delle dotazioni elettromeccaniche e delle attrezzature con motori endotermici(rivoltatrici, vagli, trituratori)

3) necessita’ specifica di superficie 0.7-1.5m2/ton di capacita’ annua

Sistemi estensivi si adattano a biomasse a basso coefficiente di degradabilita’e di buona consistenza, compostate senza aggiunta di matrici fermentescibili quali scarti alimentari, agroindustriali e fanghi. La tipologia piu’ frequente e’ quella a macrocumulo su piazzale, aerato per diffusione con rivoltamenti radi.Intero processo all’aperto.

- Tempi di processo variabili da 6 mesi a 1 anno

- Consumi energetici specifici modesti 10-20kwh/ton

- Necessita’ di superficie 1.5-2m2/ton di capacita’ operativa annua.

 

 

Sistemi aperti e chiusi

Nei sistemi chiusi il processo viene condotto in spazi confinati (container, bioreattori) con il duplice scopo di un miglior controllo del processo ma soprattutto di una maggior efficacia dei presidi ambientali. L’affidabilita’ ed efficacia dei sistemi aperti per la conduzione del processo ed il contenimento degli impatti dipende dalla sussistenza, meglio se in sinergia, di alcune condizioni di fondo:

- Bassa fermentescibilita’ delle matrici; elevata percentuale (70%) di bulking lignocellulosico.

- Inserimento delle iniziative in situazioni tipicamente “rurali”

- Dimensioni operative limitate nell’ordine di massimo poche migliaia di tonnellate anno.

 

Sistemi statici e dinamici

Un’ ulteriore classificazione e’ quella tra sistemi che propongono continua movimentazione della biomassa (dinamici) e quelli che ne prevedono l’immobilita’(statici). Nei sistemi statici i rapporti tra biomassa e popolazione microbica non sono alterati; viene al contempo evitato lo shock termico dovuto alla perdita di calore a causa della movimentazione. Inoltre l’assenza di rivoltamenti impedisce la diffusione di polveri ed odori verso l’esterno.

I sistemi dinamici presentano una maggiore elasticita’ di condizioni di applicazione in relazione alla composizione ponderale delle diverse matrici. A titolo indicativo si possono fornire i seguenti riferimenti operativi:

- impianti di tipo statico richiedono una miscela con almeno il 40% in peso di bulking

ligneo-cellulosico;

- impianti di tipo dinamico richiedono una miscela con almeno il 30% in peso di bulking ligneocellulosico.

Nei sistemi Sistemi aerobici e anaerobici, l’areazione forzata della biomassa e’ un importante fattore di ottimizzazione delle condizioni di processo nei sistemi intesi al trattamento di materiali a bassa consistenza ed elevata fermentiscibilita’. La capacita’ di intervenire, tramite adeguati sistemi di aerazione anche sul controllo delle temperature di processo e sull’evoluzione dello stato igrometrico della biomassa e’ in effetti una caratteristica importante. Il processo di bioconversione ha effettivamente dei range di temperatura e di umidita’ ottimali, differenti nelle diverse fasi del processo.

 

Compostaggio domestico

Circa il 30% dei rifiuti soldi urbani è composto dall’umido, la frazione organica. L’organico è l’elemento che dà più problemi quando rimane misto agli altri rifiuti perché crea liquidi pericolosi nelle discariche e problemi negli impianti di smaltimento. Il compost, detto anche terricciato o composta, è il risultato della decomposizione e dell'umificazione di un misto di materie organiche (come ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letame, liquame o i rifiuti del giardinaggio come foglie ed erba sfalciata) da parte di macro e microrganismi in condizioni particolari: presenza di ossigeno ed equilibrio tra gli elementi chimici della materia coinvolta nella trasformazione. Il compostaggio tecnicamente è un processo biologico aerobico e controllato dall'uomo che porta alla produzione di una miscela sostanze umificate (il compost) a partire da residui vegetali sia verdi che legnosi o anche animali mediante l'azione di batteri e funghi.

Il compost può essere utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell'aratura. Il suoutilizzo, con l'apporto di sostanza organica migliora la struttura del suolo e la biodisponibilità di elementi nutritivi (azoto). Come attivatore biologico aumenta inoltre la biodiversità della microflora nel suolo.

Per incentivare questa buona pratica è stato riconosciuto un’ulteriore sconto del 10% sulla parte variabile della tariffa a tutti i cittadini che praticano l’autocompostaggio.


 

Progetto Vedelago:

 

L’attività consiste nel ricevere le frazioni secche riciclabili dei rifiuti urbani e assimilati, selezionare i materiali in base alla composizione merceologica, compiere le operazioni necessarie per la riduzione volumetrica, gestire la fase di destinazione in uscita delle singole tipologie di materiali che, in relazione alla possibilità di riutilizzo, vengono consegnati a impianti di seconda lavorazione o a specifiche aziende che impiegano i materiali nei loro cicli produttivi. Il Centro Riciclo Vedelago ha una sua politica ambientale, che si concretizza nel:

- Soddisfare le recenti tendenze pianificatorie ambientali in tema di recupero di materiali dai rifiuti.

- Assicurare alti livelli di garanzie ambientali sia per le tipologie dei rifiuti trattati che per le caratteristiche proprie dell’impianto: infatti non è previsto il trattamento di rifiuti putrescibili o con contaminanti particolari, bensì rifiuti secchi riciclabili provenienti da raccolte differenziate ben definite.

- Annullare quasi totalmente la produzione di rifiuti residuali in quanto è prevista la collocazione sul mercato di tutte le tipologie trattate e conferite solo in presenza di sicura utilizzazione in uscita.

- Garantire ai Comuni, in presenza di conferimento di qualità, il massimo realizzo di ricavi rapportati ai contributi previsti per la raccolta differenziata e assicurare alle aziende il maggior contenimento dei costi di conferimento dei residui prodotti.

- Recuperare effettivamente, destinandoli al reinserimento in idonei cicli produttivi, rifiuti altrimenti destinati allo smaltimento in discarica.

- I materiali in entrata consistono nelle raccolte differenziate provenienti dai Comuni consorziati aderenti, per un bacino di utenza servito di circa 1.150.000 abitanti. I conferimenti da aziende private, invece, dovranno provenire totalmente da attività produttive del consorzio dei comuni aderenti. I materiali in uscita dal Centro invece hanno diverse destinazioni, in quanto il Centro è piattaforma convenzionata dei seguenti Consorzi Nazionali di filiera: CO.RE.PLA. per la plastica, C.N.A. per l’acciaio e i ferrosi, C.I.AL. per l’alluminio, CO.RE.VE. per il vetro, COMIECO per la carta e RILEGNO per il legno. Riceveremo le raccolte differenziate dei comuni e delle aziende, escludendo solo la parte umida e provvediamo a fare dapprima una selezione per ricavare i materiali che hanno già un mercato, i materiali che non hanno un mercato immediato, invece, vengono riciclati, ne facciamo una materia prima-seconda, che ha un suo mercato di riferimento”. “Tutto questo a partire dai materiali di scarto che non hanno un utilizzo immediato, mentre le bottiglie e i flaconi trovano collocazione in un mercato di vendita nelle fabbriche per fare altri flaconi o pile, queste sarebbero tutte le plastiche miste anche con un po’ di carta, con tutti i materiali di scarto che si portavano una volta a discarica o inceneritore”. Non sentiremo parlare di rifiuti nemmeno per il cosiddetto residuo secco, quello cioè che avanza una volta separato l’umido dalla plastica, dal metallo, dall’alluminio e dalla carta.  Al suo posto diventerá una straordinaria risorsa. “Noi verremo dopo le iniziative dei comuni a rifiuti zero”. “Cioè diciamo, se c’è il modo di risparmiare, di non produrre, di fare meno… va tutto bene; non avremmo paura di far rimanere la nostra gente senza lavoro perché, per quanto uno risparmi, ci sarà sempre qualcosa da riciclare. Questo qualcosa, questa frazione residua che viene conferita nel servizio pubblico, non si deve né bruciare, né seppellire, ma è tutta riciclabile. Ecco noi ci poniamo lì”. Il Centro Riciclo Vedelago porta anche a compimento l’utilizzo delle plastiche nei calcestruzzi: si tratta di una linea di produzione di granulati derivanti da plastiche eterogenee da raccolta differenziata (Secco non riciclabile e/o scarti plastici non reimpiegabili in cicli produttivi da raccolta differenziata) da addizionare nei calcestruzzi al posto della sabbia. Grazie alla norma Uniplast specifica (10667/14) è possibile produrre una mescola (sostituto della sabbia) costituita da plastiche eterogenee di riciclo provenienti dalla raccolta differenziata di rifiuti urbani e industriali, da impiegarsi in miscele con malte cementizie e calcestruzzi per ottenere manufatti e prodotti tipici dell’edilizia. Rispetto alla produzione di granuli per stampaggio o di prodotti finiti (vedi panchine, recinzioni ecc), la norma 10667/14 consente di intraprendere una forma alternativa di riciclo, quale l’utilizzo anche di tutte quelle plastiche che sono, per caratteristiche oggettive, di difficile riciclo e pertanto smaltite senza possibilità di riutilizzo: con questo processo si può avviare un riciclo integrale del rifiuto plastico altrimenti non recuperabile. La mescola di plastiche eterogenee prodotta viene macinata per ottenere granuli di materiale plastico, la Sabbia Sintetica. Gli utilizzi di questo prodotto sono molteplici: dal semplice sostituto della sabbia nei calcestruzzi, ad aggregato alleggerente nelle malte cementizie e a legante per manufatti in cemento. Dalle sperimentazioni fatte risulta che questo nuovo prodotto migliora le caratteristiche e le prestazioni di alcuni conglomerati cementizi, in termini di fonoisolazione e termoisolazione.


 

Esempio di Riciclo sui Pannolini ( Materiale difficilmente Riciclabile )

Una volta conferiti nel sacco indifferenziato, vengono destinati agli inceneritori oppure seppelliti nelle discariche. Alla fine dell’anno i rifiuti di questo tipo ammontano a 9 milioni di tonnellate, con un impatto sull’ambiente preoccupante.

Tuttavia dal Veneto è arrivata una soluzione al problema: un impianto per il riciclo totale dei pannolini usa-e-getta. Installato a Vedelago, nel trevigiano, si tratta della prima struttura al mondo di questo genere. La prima filiera completa per il recupero totale, al 100%, di pannolini, pannoloni e assorbenti. Il “Centro Riciclo Vedelago” (CRV) è un impianto di stoccaggio e di selezione dei rifiuti all’avanguardia e conosciuto in tutto il mondo. Merito della famiglia Mardegan, che alla fine degli anni ’90 ha avviato una piccola realtà locale divenuta in poco tempo leader internazionale nel settore della selezione e del recupero dei rifiuti, nonché nella produzione di materia prima seconda.

Il nuovo macchinario, assemblato negli Stati Uniti, è frutto di un brevetto costato risorse e tempo, 3 anni di ricerche e di test sul campo, e si è avvalso del contributo determinante del Comune di Ponte nelle Alpi, nel Bellunese, premiato ben tre volte come “Comune più riciclone d’Italia”, all’avanguardia per la raccolta differenziata dei pannolini usa-e-getta.

a tecnologia sviluppata dal CRV permette un riciclo effettivo del 100% del materiale, perché consente di recuperare tutta la cellulosa e tutta la plastica contenute nei pannolini. Con l’impianto operativo, a partire da fine 2012, la plastica potrà essere riutilizzata per realizzare arredi urbani ed altri oggetti, mentre dalla componente organico-cellulosica nasceranno cartoni da imballaggio.

Il ‘guadagno’ per l’ambiente sarà evidente: si calcola che, a regime, verranno eliminati ben 3.250 m3 di rifiuti destinati alla discarica e recuperate fino a 1.250 tonnellate di nuova materia prima. Persino il contenuto organico viene sterilizzato e precipita come sale organico, che è riutilizzabile. nessuno sà che essiccando il compost umido , privandone del compost vengono prodotti altri 2 materiali golosi per la mafia dei rifiuti

Nessuno sà che essiccando il compost umido , privandone del compost vengono prodotti altri 2 materiali golosi per la mafia dei rifiuti

il primo è il compost essiccato che può esser usato per l'agricoltura e se non si riesce viene salato e polverizzato

Prototipo di sperimentazione aperta da circa tre anni, è lo smaltimento del  percolato , veleno famosissimo che nemmeno in una centrale Biogas , ce ne priviamo, solamente in un inceneritore .

Usando il percolato nel petrolio ?

Magia: 10 litri di materia " Percolato " Filtrato Tramite griglie magnetice, viene inserito un barile di petrolio da 90 litri, in automatico per ragioni chimiche, dopo 36 ore, si trasforma in 100 litri di petrolio grezzo, e per magia , abbiamo un risparmio del 10% di un barile di petrolio.

QUANTO COSTA - Vedelago costa 6 milioni di euro (compresa la gestione del compost di qualità), per un bacino d'utenza di circa 450.000 abitanti.In quattro anni le spese si ammortizzano, conferma la direttrice. Senza contare poi che la Comunità Europea concede dei finanziamenti a fondo perduto agli enti pubblici che vogliono costruirne uno. Se invece l'iniziativa la prende un privato - anche mettendosi d'accordo col Comune e le aziende che gli portano i rifiuti - ha il 60% dei costi di realizzazione coperti. Spetta sempre alla Provincia però dare l'autorizzazione per un centro di riciclo modello Vedelago.

 

                                                                     DESCRIZIONE DEL RIFIUTO                          

  

             

 

OPERAZIONI DI RECUPERO

CODICI CER

 

 

 

 

01

RIFIUTI DERIVANTI DA PROSPEZIONE, ESTRAZIONE DA MINIERA O CAVA , NONCHE' DAL TRATTAMENTO FISICO O CHIMICO DI MINERALI

 

 

01 01

rifiuti prodotti dall'estrazione di minerali

R13

01 01 02

rifiuti da estrazione di minerali non metalliferi

 

 

01 04

rifiuti prodotti da trattamenti chimici e fisici di minerali non metalliferi

R13

01 04 13

rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi di quelli di cui alla voce 01 04 07

 

 

 

 

 

 

 

 

02

RIFIUTI PRODOTTI DA AGRICOLTURA, ORTICOLTURA, ACQUACOLTURA, SELVICOLTURA, CACCIA E PESCA, TRATTAMENTO E PREPARAZIONE DI ALIMENTI

 

 

02 01

rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca

R13-R12-R3

02 01 04

rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi)

R13-R12-R3

02 01 99

rifiuti non specificati altrimenti (limitatamente ai materiali plastici)

 

 

 

 

 

 

 

 

03

RIFIUTI DELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO E DELLA PRODUZIONE DI PANNELLI, MOBILI, POLPA, CARTA E CARTONE

 

 

03 01

rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli e mobili

R13

03 01 01

scarti di corteccia e sughero

R13

03 01 05

segatura, trucioli, residuo di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 03 01 04

R13

03 01 99

rifiuti non specificati altrimenti ( limitatamente ai materiali lignei)

 

 

03 03

rifiuti della produzione e della lavorazione di polpa, carta e cartone

R13

03 03 01

scarti di corteccia e legno

R13

03 01 07

scarti della lavorazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone

R13

03 03 08

scarti della selezione di carta e cartone destinati ad esser e riciclati

 

 

 

 

 

 

 

 

04

RIFIUTI DELLA LAVORAZIONE DI PELLI E PELLICCE NONCHE' DELL'INDUSTRIA TESSILE

 

 

04 02

rifiuti dell'industria tessile

R13-R12-R3

04 02 09

rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri)

 

 

04 02 015

rifiuti da operazioni di finitura diversi da quelli di cui alla voce 04 02 14

R13-R12-R3

04 02 021

rifiuti da fibre tessili grezze

R13-R12-R3

04 02 022

rifiuti da fibre tessili lavorate

 

 

 

 

 

 

 

 

07

RIFIUTI DEI PROCESSI CHIMICI ORGANICI

 

 

07 02

rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso (PFFU) di plastiche, gomme sintetiche e fibre artificiali

R13-R12-R3

07 02 013

rifiuti plastici

R13-R12-R3

07 02 099

rifiuti non specificati altrimenti (limitatamente a materiali plastici, gomme sintetiche e fibre artificiali)

 

 

 

 

 

 

 

 

08

RIFIUTI DELLA PRODUZIONE, FORMULAZIONE, FORNITURA ED USO DI RIVESTIMENTI (PITTURE, VERNICI E SMALTI VETRATI), ADESIVI, SIGILLANTI ED INCHIOSTRI PER LA STAMPA

 

 

08 03

rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di inchiostri per stampa

R13

08 03 018

toner per stampa esauriti,diversi da quelli alla cui voce 08 03 17

 

 

 

 

 

 

 

 

09

RIFIUTI DELL'INDUSTRIA FOTOGRAFICA

 

 

09 01

rifiuti dell'industria fotografica

R13

09 01 07

carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell'argento

 

 

 

 

 

 

 

 

10

RIFIUTI PRODOTTI DA PROCESSI TERMICI

 

 

10 11

rifiuti della produzione del vetro e di prodotti del vetro

R13

10 11 12

rifiuti di vetro diversi di quelli di cui alla voce 10 11 11

 

 

10 12

rifiuti della fabbricazione della ceramica, mattoni, mattonelle e materiali da costruzione

R13

10 12 01

scarti di mescole non sottoposte a trattamento termico

R13

10 12 08

scarti di ceramica, mattoni, mattonelle e materiali da costruzione (sottoposti a trattamento termico)

 

 

 

 

 

 

 

 

12

RIFIUTI PRODOTTI DALLA LAVORAZIONE E DAL TRATTAMENTO FISICO E MECCANICO SUPERFICIALE DI METALLI E PLASTICA

 

 

12 01

rifiuti prodotti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e plastiche

R13

12 01 01

limatura e trucioli di materiali ferrosi

R13

12 01 03

limatura e trucioli di materiali non ferrosi

R13-R12-R3

12 01 05

limatura e trucioli di materiali plastici

 

 

 

 

 

 

 

 

15

RIFIUTI DI IMBALLAGGI, ASSORBENTI, STRACCI, MATERIALI FILTRANTI E INDUMENTI PROTETTIVI (NON SPECIFICATI ALTRIMENTI)

 

 

15 01

imballaggi (compresi i rifiuti urbani di imballaggio oggetto di raccolta differenziata)

R13

15 01 01

imballaggi di carta e cartone

R13-R12-R3

15 01 02

imballaggi in plastica

R13

15 01 03

imballaggi in legno

R13-R12-R3

15 01 04

imballaggi metallici

R13-R12-R3

15 01 05

imballaggi in materiali compositi

R13-R12-R3

15 01 06

imballaggi in materiali misti

R13

15 01 07

imballaggi in vetro

 

 

15 02

assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi

R13-R12-R3

15 02 03

assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 15 02 02

 

 

 

 

 

 

 

 

16

RIFIUTI NON SPECIFICATI ALTRIMENTI NELL'ELENCO

 

 

16 01

veicoli fuori uso appartenenti a diversi modi di trasporto (comprese le macchine mobili non stradali) e rifiuti prodotti dallo smantellamento di veicoli fuori uso e dalla manutenzione di veicoli (tranne 13, 14, 16, 06 e 16 08

R13

16 01 03

pneumatici fuori uso

R13

16 01 17

metalli ferrosi

R13

16 01 18

metalli non ferrosi

R13-R12-R3

16 01 19

plastica

R13

16 01 20

vetro

R13-R12-R3

16 01 22

componenti non specificati altrimenti

 

 

16 02

scarti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche

R13

16 02 14

apparecchiature fuori uso, diverse di quelle di cui alle voci da 16 02 09 a 16 02 13

 

 

16 02 16

componenti rimossi da apparecchiature fuori uso diversi di quelli di cui alla voce 16 02 15

 

 

16 03

prodotti fuori specifica e prodotti inutilizzati

 

 

16 03 04

rifiuti inorganici, diversi di quelli di cui alla voce 16 03 03

 

 

16 05

gas in contenitori a pressione e prodotti chimici di scarto

 

 

16 05 05

gas in contenitori a pressione, diversi di quelli di cui alla voce 16 05 04

 

 

16 06

batterie ed accumulatori

R13

16 06 05

altre batterie ed accumulatori

 

 

 

 

 

 

 

 

17

RIFIUTI DELLE OPERAZIONI DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI)

 

 

17 01

cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche

R13

17 01 01

cemento

R13

17 01 02

mattoni

R13

17 01 03

mattonelle e ceramica

R13

17 01 07

miscugli di scorie di cemento, mattoni e ceramiche, diverse di quelle di cui alla voce 17 01 06

 

 

17 02

legno, vetro e plastica

R13

17 02 01

legno

R13

17 02 02

vetro

R13-R12-R3

17 02 03

plastica

 

 

17 03

miscele bituminose, catrame di carbone e prodotti contenenti catrame

R13

17 03 02

miscele bituminose diverse dal quelle di cui alla voce 17 03 01

 

 

17 04

metalli (incluse le loro leghe)

R13

17 04 01

rame, bronzo, ottone

R13

17 04 02

alluminio

R13

17 04 03

piombo

R13

17 04 04

zinco

R13

17 04 05

ferro e acciaio

R13

17 04 06

stagno

R13

17 04 07

metalli misti

R13

17 04 11

cavi, diversi di quelli di cui alla voce 17 04 10

 

 

17 05

terra (compreso il terreno proveniente da siti contaminati), rocce e fanghi di dragaggio

R13

17 05 04

terra e rocce, diverse di quelle di cui alla voce 17 05 03

R13

17 05 06

fanghi di dragaggio, diversi di quelli di cui alla voce 17 05 05

 

 

17 06

materiali isolanti e materiali da costruzione contenenti amianto

R13-R12-R3

17 06 04

materiali isolanti diversi di quelli di cui alla voce 17 06 01 e 17 06 03

 

 

17 08

materiali da costruzione a base di gesso

R13

17 08 02

materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 08 01

 

 

17 09

altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione

R13-R12-R3

17 09 04

rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi di quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03

 

 

 

 

 

 

 

 

19

RIFIUTI PRODOTTI DA IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI, IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE FUORI SITO, NONCHE' DALLA POTABILIZZAZIONE DELL'ACQUA E DALLA SUA PREPARAZIONE PER L'USO INDUSTRIALE

 

 

19 09

rifiuti prodotti dalla potabilizzazione dell'acqua o dalla sua preparazione per uso industriale

R13

19 09 04

carbone attivo esaurito

 

 

19 10

rifiuti prodotti da operazioni di frantumazione di rifiuti contenenti metallo

R13

19 10 02

rifiuti di metalli non ferrosi

 

 

19 12

rifiuti prodotti dal l trattamento meccanico dei rifiuti (ad esempio selezione, triturazione, compattazione, riduzione in pellet) non specificati altrimenti

R13

19 12 01

carta e cartone

R13

19 12 02

metalli ferrosi

R13

19 12 03

metalli non ferrosi

R13-R12-R3

19 12 04

plastiche e gomma

R13

19 12 05

vetro

R13-R12-R3

19 12 08

prodotti tessili

R13-R12-R3

19 12 10

rifiuti combustibili (CDR: Combustibile Derivato da Rifiuti)

R13-R12-R3

19 12 12

altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi di quelli sicuri alla voce 19 12 11

 

 

 

 

 

 

 

 

20

RIFIUTI URBANI(RIFIUTI DOMESTICI E ASSIMILATI PRODOTTI DA ATTIVITA' COMMERCIALI E INDUSTRIALI NONCHE' DALLE ISTITUZIONI INCLUSI I RIFIUTI DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

 

 

20 01

frazioni oggetto di raccolta differenziata (tranne 15 01)

R13

20 01 01

carta e cartone

R13

20 01 02

vetro

R13-R12-R3

20 01 10

prodotti tessili

R13

20 01 34

batterie e accumulatori diversi di quelli di cui alla voce 20 01 33

R13

20 01 36

apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, diverse di quelle di cui alle voci 20 01 21, 20 01 23 e 20 01 37

R13

20 01 38

legno, diverso di quello di cui alla voce 20 01 37

R13-R12-R3

20 01 39

plastica

R13

20 01 40

metallo

 

 

20 03

altri rifiuti urbani

 

 

20 03 01

rifiuti urbani non differenziati (limitatamente al rifiuto urbano residuo derivante dalle raccolte differenzialte spinte)

R13

20 03 07

rifiuti ingombranti

R13-R12-R3

20 03 99

rifiuti urbani non specificati altrimenti

 

 

 

 

 

 

LEGENDA

R12:

a) disimballaggio

b) adeguamento delle dimensioni, pressatura, triturazione

c) accorpamento per medesimi CER

d) miscelazione di diversi CER per analoghe tipologie di rifiuto

e) selezione / cernita

R13:

messa in riserva con la possibilità di effettuare operazioni R12 a), b) e c)

R13-R12-R3:

messa in riserva con operazioni di recupero R12 a), b), c), d) e e), e operazioni di recupero effettivo delle sostanze organiche R3

 

L'IMPIANTO NEL DETTAGLIO

 

Capannone A/1 - L'impianto di selezione e pressatura

 

Provenienza del rifiuto:

  • raccolte differenziate da rifiuti industriali, commerciali, artigianali, agricoli e di servizio conferiti da aziende private e/o da Comuni

 

Processo di lavorazione:

  • I rifiuti conferiti vengono caricati sul nastro trasportatore e sottoposti a selezione manuale per togliere le frazioni non compatibili

  • Il materiale selezionato rimasto sul nastro, tolto il ferro a mezzo di elettrocalamita, viene scaricato in pressa per la riduzione volumetrica in balle.

  • Le balle in uscita dalla pressa vengono trasportate con il muletto e depositate nella zona esterna di stoccaggio in attesa di raggiungere il carico utile per il trasporto in fabbrica.

  • Le frazioni non compatibili (ferrosi, vetri,ecc), depositate all'atto della selezione nei carrelli specifici, vengono trasferite alle aree di stoccaggio esterne dedicate.

  • Lo scarto, costituito da plastiche sporche, elementi di arredo, ecc, viene trasferito all'impianto interno di produzione del granulato "sabbia sintetica".

 

Potenzialità dell'impianto:

  • La capacità di trattamento dell'impianto dipende dalla tipologia, dallo stato di conferimento e dal peso delle singole partite di rifiuto da trattare.

  • In considerazione della disomogeneità delle miscele di rifiuti conferiti si può prevedere una capacità di trattamento media di 35 t/giorno.

 

Capannone A/2 - L'impianto di produzione del granulato "sabbia sintetica" e Polimar 3/7

 

Provenienza del rifiuto:

  • scarti da selezione interna

  • conferimento da impianti di selezione di terzi

 

Processo di lavorazione:

  • Un caricatore deposita i rifiuti sul nastro elevatore che li trasporta al trituratore.

  • Dopo la fase di triturazione il materiale viene depurato dai materiali ferrosi e non ferrosi (alluminio).

  • Segue la fase di estrusione e la granulazione nella dimensione voluta.

  • Il granulato ottenuto può essere utilizzato nell'industria edilizia e per lo stampaggio.

 

Potenzialità dell'impianto:

  • L'impianto ha una capacità di trattamento pari a 3 t/ora.

 

Capannone B - L'impianto di selezione del multi materiale da raccolte urbane e selezione plastiche

 

Provenienza del rifiuto:

  • Raccolte differenziate rifiuti urbani prodotti da utenze domestiche, commerciali, artigianali e di servizio conferite dai Comuni.




 

Processo di lavorazione:

  • L'impianto consente la separazione meccanica dei vari componenti della miscela di rifiuti multimateriale. La frazione plastica viene ulteriormente selezionata per tipologia e per colore.

  • Sulla piattaforma di preselezione manuale il materiale viene depurato delle frazioni non conformi alle specifiche richieste (scarpe vecchie, giocattoli, ecc.) che vengono depositate nel cassone dello scarto con destinazione Capannone A - 1.

  • Dal materiale rimasto sul nastro un separatore magnetico (elettrocalamita) preleva la frazione ferrosa inviandola al cassone di raccolta sottostante; l'alluminio, tramite un separatore di metalli non ferrosi, viene convogliato al proprio cassone di raccolta; il vetro viene scaricato nel container per caduta; la plastica viene aspirata e inviata alla piattaforma di selezione spinta dove viene separata per colore e per polimero.

  • Segue la fase di pressatura per la riduzione in balle delle varie tipologie di plastica.

  • Un muletto provvede al trasporto delle balle in uscita dalla pressa alla zona esterna di stoccaggio della plastica, da dove, a raggiungimento del carico utile, saranno caricate sui mezzi in uscita.

  • Vetro, ferrosi e alluminio selezionati, quando gli specifici cassoni sono pieni, vengono trasferiti nelle proprie aree esterne di stoccaggio.

  • Lo scarto viene trasferito all'impianto interno di produzione del granulato "sabbia sintetica".


 

Potenzialità dell'impianto:


 

  • L'impianto ha una capacità di trattamento di 40 mc/ora pari a 6 t/ora , posto che il materiale da trattare presenti peso specifico medio pari a 0,2 t/mc.

 

Riciclare e rivendere interamente i propri scarti è una strategia che sta contagiando non solo amministrazioni comunali ma anche colossi industriali come Wal-Mart, Toyota, Apple e Xerox.

La Apple in gran parte dei suoi stabilimenti ha raggiunto un livello di riciclaggio pari al 90 per cento. Lo steso vale per Interface Inc., il primo produttore di moquettes al mondo, con 2 miliardi di dollari di fatturato, riutilizza il 90% dei suoi scarti. La Xerox Corp, una delle prime aziende ad aver scelto questa strategia, reinserisce l'88% dei suoi rifiuti nel ciclo produttivo ed ha chiesto anche ai suoi fornitori di riusare il 90% dei loro prodotti. Recentemente Wal-Mart, la catena statunitense di supermercati più grande del mondo, ha calcolato che dal riciclo dei propri scarti e dalla riduzione degli imballaggi potrà riuscire facilmente a risparmiare oltre 500 milioni di dollari l'anno.

 

PREVISIONI

 

Raggiungimento, entro il 2020, dell’azzeramento dei rifiuti ricordando che la strategia rifiuti zero si

situa oltre il riciclaggio dei rifiuti e la bonifica del territorio.

 

CONCLUSIONI

 

In questo percorso sviluppato a step - intesi solo nel senso logico ma attuabili in modi e tempi anche simultanei - non solo si riscontra la riduzione degli impatti ambientali e sanitari e si favorisce un miglior risparmio di “materia-energia”, ma si producono consistenti possibilità di impresa locale (arricchendo in concreto i territori e le comunità), e di posti di lavoro. Se si pensa che solo conì l’esperienza di Capannori si sono creati 50 posti di lavoro e in quella dell’esempio di Vedelago oltre 500 posti di lavoro (compreso l'indotto), allora è facile profetizzare che su più ampia scala si possono prevedere migliaia di posti di lavoro da una “messa a sistema” dell’applicazione dei passi per rifiuti zero (particolarmente interessante è la parte relativa alla riparazione/riuso/decostruzione tesa a ridare seconda vita ai prodotti).

In questo modo il processo RIFIUTI ZERO innescato dal “trampolino” di lancio del porta a porta

"spinto", diviene esso stesso il primo stadio per un vasto percorso di sostenibilità che in modo

concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa globale della nostra regione e del pianeta.

Come in Germania, dove è prevista la chiusura di tutte le discariche entro il 2012, anche il Lazio,

prima regione in Italia e proprio per la sua vocazione turistica, potrà e dovrà essere la prima regione per cui il "rifiuto" diviene la risorsa in grado di sostenere una pianificazione ex-novo.

Il modello è sviluppato sulla base di traguardi progressivi stabiliti sia per la riqualificazione e

salvaguardia ambientale sia per l'integrazione imprenditoriale e impiantistica mirata alla riduzione, selezione e trattamento per il recupero dei rifiuti da reintrodurre nel ciclo produttivo. I criteri di fattibilità si avvalgono principalmente delle risorse economiche disponibili dai profitti di vendita deimateriali recuperati, relegando in secondo piano il gettito TARI, oggi RES giusto D.lgs. C. dei M. del 24.10.2011, bloccato in ogni caso per l'intero periodo dei tre anni di progetto e programmato a ridursi a zero non oltre il 2020.





 

Ricordiamo, ad esempio , la spesa prevista del consorzio:

 

SPESA COMPLESSIVA DOVUTA PER LA GESTIONE RIFIUTI

 

 

Spesa complessiva per la raccolta integrata dei rifiuti solidi urbani e lo spazzamento

medio, distribuita tra i comuni consorziati

Contributo regionale per la RD

distribuita tra i comuni consorziati

Oneri previsti per il trasporto e lo smantellamento dei rifiuti indifferenziati in previzione di una RD 33% distribuita tra i comuni consorziati , senza alcun vincolo decisionale sulla scelta delle ditte, o partecipate.  

 

 

Spese trasporto RSU per versamento nella discarica distribuita tra i comuni consorziati , senza alcun vincolo decisionale sulla scelta delle ditte, o partecipate.  

Costo creazione del Centro Vedelago basato su  una popolazione di 450,000 abitanti

sottratto dai fondi Europei

-€ 6.000.000,00

Costo – pagamento per il trattamento dei rifiuti urbani iva compresa

Spesa per la riduzione volumetrica della rsu c.d. Tritovagliatura

Spese – Salari per operai incaricati del servizio calcolati su un valore medio nazionale

a personam:

€ 1.295,55

Una spesa complessiva di  bonifica e sistema di Trattamento, dell’attuale discarica all’aperto utilizzando la tecnica del "LANDFILL MINING", distribuita tra i comuni consorziati

€ 25.000.000,00

La distribuzione economica può avvenire dividendola per ogni comune conferente nel consorzio, portando le somme a circa:

Proponiamo un atto di FIDEIUSSIONE per finanziamento agevolato  hai Comuni

-€ 800.000,00

 

RIFERIMENTI NORMATIVI

 

1. Raccomandazione 1975/436/EUROATOM/CECA/CEE del 3.03.1975, prima formulazione

del principio "..chi inquina paga.." 2. Direttiva 1975/442/CEE in cui, vengono definiti la nozione di rifiuto come: "qualsiasi

sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi .." e smaltimento: "la raccolta, la cernita, il trasporto, il trattamento dei rifiuti, nonché l’ammasso e il deposito dei medesimi sul suolo e nel sottosuolo.."

3. Direttiva 91/156/CEE del Consiglio del 18 marzo 1991 91/156 (G.U. L 078 del 26/03/1991) che ha proceduto ad una revisione terminologica così che deve intendersi per: " a) rifiuto «qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato I e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi»; b) produttore «la persona la cui attività ha prodotto rifiuti (‘produttore iniziale’) e/o la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento, di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti»; c) detentore «il produttore dei rifiuti o la persona fisica

o giuridica che li detiene»; d) gestione «la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni nonché il controllo delle discariche dopo la loro chiusura»; e) smaltimento «tutte le operazioni previste nell’allegato

II A»; f) recupero «tutte le operazioni previste nell’allegato II B»; g) raccolta «l’operazione di raccolta, di cernita e/o di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto».

4. D.P.R. n. 915 del 10.09.82, che pur innovando la precedente normativa introducendo una nuova classificazione di rifiuti - rsu, rs e rtn- e, di fatto attuando la Direttive in materia tra cui la 1975/442/CE, così da essere il primo testo unico ambientale, rimaneva però forte l'influsso dei principi della precedente normativa - L. 366 del 20.3.41 - . Normativa in cui era centrale l’aspetto economico della gestione dei rifiuti e non quello della protezione dell’ambiente. Tanto è vero che la trasposizione italiana del concetto di rifiuto faceva dire a G. Amendola che la differenza fra le due definizioni non era di secondaria importanza perché mentre la disposizione italiana riponeva l’attenzione sulle caratteristiche del bene reputandole decisive per la sua destinazione all’abbandono e senza che vi fosse un necessario collegamento con una statuizione legale che imponesse di liberarsi della sostanza o dell’oggetto, in quella di matrice europea è invece la legge a stabilirlo così che, nella legislazione europea, era decisivo l’elemento formale, in quella italiana la decisione del detentore del bene (sul punto, cfr. G. AMENDOLA, op. cit., pp. 44 ss.), in funzione dell’utilità diretta e immediata che la cosa potesse arrecargli così com’è e a nulla rilevandola possibilità che, in un secondo momento, essa potesse essere riutilizzata.

5. D.lgs. n. 22 del 1997 c.d. Decreto Ronchi (a cui è succeduto il c.d. «Ronchi bis» ,d.lgs. 8 novembre 1997, n.389 e il «Ronchi ter» ,l. 9 dicembre 1998, n. 426: Legge quadro che pur racchiudendo la disciplina organica dello smaltimento dei rifiuti in Italia e procedendo,

 

in attuazione delle definizioni comunitarie con una definizione unitaria della nozione di rifiuto definendolo, art 6 comma 1, come: "qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia

l’obbligo di disfarsi" e in cui all’art. 7 viene illustrata una classificazione dei rifiuti al fine di una loro corretta gestione, si innesca nell'ambiguità perpetuando diverse eccezioni al concetto “oggettivo” che la definizione di rifiuto dovrebbe avere. Classificazione che prende in considerazione non solo il materiale di cui si compongono, ma anche la loro origine, distinguendo quelli di provenienza domestica (i rifiuti urbani), dagli altri (industriali, artigianali, di commercio, da servizi, etc.), definiti dalla legge speciale. Inoltre, in relazione alle caratteristiche di pericolosità, per cui va accertato se si tratta di rifiuti (sia urbani che

speciali), pericolosi o non pericolosi. 6. Decisione 2001/573/CE del 23.7.2001 che ha modificato altri provvedimenti tutti successivi

alla Decisione n. 2000/532/CE che aveva stabilito una Lista Europea dei Rifiuti, riunificando i due elenchi creati con la Direttiva 94/3/CE del 20.12.1993 che ha introdotto il (CER) Catalogo Europeo dei Rifiuti e la D. 1994/904/CE elenco rifiuti pericolosi.

7. Direttiva 98/2008/CE del 19.11.2009 che ha mod. il Regolamento 2006/1013/CE del 14.06, che ha indicato principi e regole abrogando la precedente Direttiva 1991/689/CEE sui rifiuti tossici per come già abrogata dalla D. 2006/12/CE. In questa Direttiva la 98/2008 sono racchiusi i principi informatori di tutta la materia e si stabilisce un nuovo quadro normativo di riferimento che sostituisce tutte le discipline precedenti ponendo al primo posto di intervento la prevenzione e in cui il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica quando essi rappresentino le alternative migliori dal punto di vista ecologico.. Principi che sono stati alla base delle indicazioni del Consiglio Europeo per la sua emanazione. Infatti si legge che: "È pertanto necessario procedere a una revisione della direttiva 2006/12/CE per precisare alcuni concetti basilari come le definizioni di rifiuto, recupero e smaltimento, per rafforzare le misure da adottare per la prevenzione dei rifiuti, per introdurre un approccio che tenga conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, non soltanto della fase in cui diventano rifiuti, e per concentrare l’attenzione sulla riduzione degli impatti ambientali connessi alla produzione e alla gestione dei rifiuti, rafforzando in tal modo il valore economico di questi ultimi. Inoltre, si dovrebbe favorire il recupero dei rifiuti e l’utilizzazione dei materiali di recupero per preservare le risorse naturali. Per esigenze di chiarezza e leggibilità, la direttiva 2006/12/CE dovrebbe essere abrogata e sostituita da una nuova direttiva (cfr. considerando 8 della direttiva 2008/98/CE)". Principi resi ancora più chiari quando si dettano alcune nuove definizioni come:

a. Prevenzione: intesa come operazioni di riduzione della quantità e della pericolosità in rapporto alla salute umana ed alla tutela dell’ambiente, riprogettazione di prodotti riciclabili e promozione di nuovi modelli di consumo; b. Riutilizzo: inteso come operazioni per la riparazione ed il riuso di prodotti o componenti per le finalità originarie per cui sono stati prodotti; c. Riciclaggio: inteso come operazioni per il recupero di materiali per finalità anche diverse da quelle originarie, include la raccolta differenziata ed il compostaggio per

la frazione umida ma esclude qualsiasi recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali combustibili o per operazioni di riempimento; d. Recupero: inteso come operazioni di riutilizzazione di materiali riciclati in sostituzione di materiali vergini tramite la produzione di materie prime secondari, incluso l’incenerimento ma con una soglia di recupero energico minimo e. Smaltimento: inteso come operazioni diverse dal recupero, come la discarica e

l’incenerimento anche senza recupero energetico. 8. Direttiva 2004/12/CE dell'11.2.2004 che modifica la D. n. 94/62/CEE relativa agli

imballaggi. 9. D.lgs. 25 luglio 2005 n. 151 (G.U. 175 del 29 luglio 2005 - Suppl. Ordinario n. 135).

10. Testo Unico Ambientale o anche definito Codice dell'Ambiente - D.lgs. n. 152 del 03.04.2006 ( per come mod. dal D.lgs. n. 4 del 16.01.2008) che racchiude e norma diverse situazioni genericamente richiamanti l'ambiente e in cui quella riferibile ai " rifiuti" resta la

più controversa e proprio perché, pervicacemente (seguendo il dettame dell'art. 14 della L. n. 178 del 2002 he aveva proposto una interpretazione autentica della nozione rifiuto presente nel Decreto Ronchi) il nostro legislatore pur richiamando la definizione

comunitaria, con una nozione di rifiuto come : "qualsiasi sostanza od oggetto… di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi" - all’art. 183 del T.U. sull’ambiente, nel contempo è in netto contrasto con le direttive comunitarie perché

«Sottraendo alla disciplina sui rifiuti i sottoprodotti riutilizzati in un ciclo produttivo diverso da quello d’origine, il “Codice ambientale” confligge con la normativa comunitaria in materia di rifiuti» (cfr., sul punto, massima di Cass. Pen., Sez. III, sent. 11

aprile 2007, n. 14557). Elusione i cui effetti sono plasticamente evidenziati nell'esempio richiamato dal A. Mazzitelli (V. riferimenti bibliografici - Corti Calalbresi,1-2.2011-): "Tanto per fare un esempio, se un rottame metallico non è considerato rifiuto, può essere

trattato in un’acciaieria come una materia prima vergine, ma, se è considerato rifiuto, l’acciaieria dovrà rispettare, nel recupero ecc., gli standard correlati (ben più minuziosi e cautelativi), previsti per tali tipi di rifiuti". 11. Relazione Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Attività Illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti licenziata a giugno 2011

12. Regione Veneto: rifiuti, Legge Regionale 21 gennaio 2000, n. 3


 

Sosteniamo il modello del Centro di Riciclo di Vedelago, perché riciclare i rifiuti significa creare posti di lavoro, ridurre la tariffa dei rifiuti per i cittadini e salvaguardare l’ambiente. Di questi tempi, con una crisi che non perdona, è compito della politica farsi attiva promotrice di progetti trasversali, ad alto impatto migliorativo sulla vita dei cittadini come quello che proponiamo noi.

 

Coordinamento Lazio Nord Ovest M5S


 

                                                                                                                                                                    Consorzio                                Comune                                             Trattato Tavolo Presenti

 

 

 

http://goo.gl/E53hbC

Додато од стране Marco Tellaroli на 13 Дец 2013 у 08:05 ПРЕ ПОДНЕ | Коментари (0)
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